PALEOLITHIC ART MAGAZINE

OCEANIA



IL COLOSSO DI WHANGAPE DELLA NUOVA ZELANDA ATTRIBUITO AL PALEOLITICO SUPERIORE

Pietro Gaietto
Direttore del sito del Museo delle Origini dell'Uomo






IL COLOSSO DI WHANGAPE è la raffigurazione di un volto umano alto 7 metri.
Foto: R. Buchanan
E' una delle meraviglie dell'arte preistorica, come il Colosso di Borzone (Italia), come la Grotta di Altamira (Spagna), come la Grotta di Lascaux (Francia).
Questa gigantesca scultura rupestre dovrebbe essere considerata patrimonio dell'umanità

Premessa

Cenno storico

L'attuale scenario

Arte e religione

Paleoarteologia

Illustrazioni con didascalie

Descrizione del Colosso di Whangape

Difficoltà di interpretazione

Conclusione


PREMESSA

La prima scoperta di dipinti del Paleolitico superiore fu fatta da una bambina dodicenne, figlia di Marcelino de Santuola, che aveva iniziato a scavare il deposito maddaleniano della Grotta di Altamira, in Spagna. Nell'estate del 1879, dopo quattro anni dall'inizio del lavoro, la piccola Maria, che il padre aveva portato per la prima volta con sé, richiamò la sua attenzione sugli animali dipinti sulla volta della grotta proprio sopra la trincea.
Un caso analogo si è ripetuto nell'agosto 1999, quando Robert Buchanan ha portato la figlia Lyril di 8 anni con sè a pescare su un piccolo battello nel porto di Whangape, adiacente alla foresta costiera protetta, nell'estremo Nord della New Zealand, 250 km a nord di Auckland.
E' stata la bambina a vedere e ad indicare al padre il "Volto di Whangape".
Con la piccola Lyril si è ripetuto un caso di "storia" della "preistoria".

Robert Buchanan si è subito mobilitato per informare ed avere informazioni di tipo scientifico, che in sostanza si sintetizzavano nella domanda agli esperti, se questa poteva essere, oppure non essere, l'immagine di un volto prodotto dall'uomo, cioè se era un'opera d'arte.
Informatosi con esperti archeologi, gli è stato detto che l'immagine non è prodotta da erosione naturale, ma è prodotto umano.

1) Per colosso si intende ogni scultura antropomorfa o zoomorfa più grande del reale.
2) Il Colosso di Whangape è una delle due sculture antropomorfe preistoriche più grandi del mondo, unitamente al Colosso di Borzone (Italia); i loro volti misurano sette metri di altezza.
3) Il Colosso di Whangape ritengo sia più antico dei più antichi dipinti esistenti in Australia.


CENNO STORICO

Le scienze preistoriche sono nate nell'Europa Nord-occidentale 130 anni fa circa. Fino a 50 anni fa si credeva che l'uomo preistorico, e la sua civiltà, fossero nati in Europa, questo anche perchè la maggior parte delle scoperte di fossili umani e di arte erano state fatte in Europa.
Da 50 anni a questa parte, con le scoperte di resti fossili umani nell'Africa australe e nell'Africa del sud, datati fino a 2.500.000 anni, la culla dell'umanità si è spostata dall'Europa all'Africa.
Negli ultimi decenni sono stati scoperti dipinti del Paleolitico superiore in Australia e nell'Africa del sud, ritenuti più antichi di quelli europei.
In precedenza si riteneva che, alla fine dell'ultima glaciazione, l'uomo del Paleolitico superiore, che dipingeva animali nelle grotte, avesse abbandonato l'Europa per inseguire le mandrie di mammiferi di cui si cibava, migrando prima a Nord, e poi verso altre parti del mondo.


L'ATTUALE SCENARIO

Della culla dell'arte dipinta su superficie del Paleolitico superiore (impropriamente detta Rock Art) non sappiamo niente. Non sappiamo se la culla sia l'Europa, l'Oceania oppure l'Africa.
Per quanto riguarda le datazioni dei dipinti in grotta o sottoroccia, attualmente, vi è un'altalena di datazioni tra Europa, Oceania e Africa, che non costituiscono testimonianza affidabile, riguardo al fatto che in uno dei tre continenti sia nato prima questo tipo di civiltà artistica, e che poi sia migrato negli altri due continenti.

Diverso è il discorso sulla scultura. Noi sappiamo che nel Paleolitico inferiore e medio l'uomo produceva sculture litiche, e non produceva pittura, quindi la scultura precede la pittura, che poi prosegue nel Paleolitico superiore in parallelo alla pittura, fino ai nostri giorni, ma presso civiltà differenti.

In Europa, come in Oceania e in Africa, nel Paleolitico superiore, vi sono vari tipi di civiltà, di cui le due principali hanno come loro applicazioni artistiche, una la scultura, e l'altra la pittura.
Nel Paleolitico superiore, cioè a partire da circa 40.000 anni fa, per la scultura ci sono le stesse incertezze che esistono per la pittura, cioè sappiamo dove si trova, ma non sappiamo dove sia nata, in quanto i popoli hanno sempre migrato.


ARTE E RELIGIONE

Nel Paleolitico superiore, come in tutta la preistoria, l'arte era prodotta esclusivamente per riti di culto, cioè per la religione.
Qualunque forma d'arte rappresenta soggetti collegati alla religione, quindi, i diversi tipi di arte corrispondono a religioni differenti.
Per esempio, i dipinti delle Grotte di Altamira (Spagna), e di Lascaux (Francia) raffigurano animali di molti tipi, e in atteggiamenti diversi, e gli studiosi ne hanno dato molte interpretazioni; la più condivisa li collega a "riti magici". Nella scultura abbiamo meno testimonianze, in quanto molte sono andate distrutte, quindi si deve fare ricorso a parallelismi col Mesolitico, col Neolitico, con periodi storici e con l'etnografia. Le sculture antropomorfe, che si ripetono sempre uguali, sono considerate "divinità", cioè collegabili a riti di "idolatria". Esempio di ripetizione dello stesso tipo sono le statue dell'Isola di Pasqua.
La diversità tra civiltà con pittura e senza scultura (riti magici) e civiltà con scultura e senza pittura (idolatria) è uno degli aspetti fondamentali per studiare l'arte del Paleolitico superiore.


PALEOARTEOLOGIA

La paleoarteologia è la scienza dell'arte preistorica, ed è con i metodi di questa scienza che è studiato il Colosso di Whangape.
Nella terminologia della paleoarteologia, questa gigantesca testa è definita scultura rupestre, e non va confusa con la "Rock Art", che è una definizione non scientifica, e vaga, in quanto si riferisce sia a dipinti in grotta o in ripari sottoroccia, sia a graffiti su rocce di montagna.

La paleoarteologia abolisce il vecchio concetto di "concomitanza", cioè la produzione di due tipi simili di opere d'arte inventati in due o tre continenti diversi, anche se ammette evoluzione e trasformazione da un ceppo comune.
La trasformazione dei soggetti delle opere d'arte riguarda la trasformazione della religione, in quanto, se cambia la religione, cambia in tutto o in parte il soggetto raffigurato .
La trasformazione, inoltre, interviene nello stile, cioè nel linguaggio dell'arte, lasciando immutato il soggetto raffigurato; per esempio la testa umana, che, da uno stile realista, assume uno stile geometrico.
L'evoluzione della scultura, in una civiltà, e ovviamente in tempi lunghi, riguarda la composizione dell'opera e la tecnica di lavorazione, in quanto l'opera d'arte diventa più bella delle opere precedenti


ILLUSTRAZIONI CON DIDASCALIE




FIG. 1 Il Colosso di Whangape, scultura rupestre.
Raffigura un volto umano (vedi foto private di colore Fig.6 e 7)
Misure del volto : alt. mt. 7.
Collocazione : Whangape, Hokianga, Nuova Zelanda.
Civiltà artistico-religiosa perthesiana paleolitica.
Cultura materiale : Paleolitico superiore
Foto: R. Buchanan
In nuova Zelanda è stata denominata il "Volto di Whangape", io preferisco il temine colosso, in quanto lo merita a pieno titolo, se lo confrontiamo con i colossi in bronzo dei Greci e dei Romani, che erano alti fino a 30 metri, ma la loro testa era più piccola di quella del Colosso di Whangape.





FIG. 2 Carta geografica della Nuova Zelanda con indicazione della località in cui è situato il Colosso di Whangape.
Mappa fornita da R.Buchanan





FIG. 3 Il Colosso di Borzone, scultura rupestre.
Raffigura un volto umano.
Misure del volto : alt. mt.7.
Collocazione : Borzonasca, Genova, Italia, Europa.
Civiltà artistico-religiosa perthesiana paleolitica.
Cultura materiale : Paleolitico superiore.
Foto: P.Gaietto
Uno studio su questa scultura è pubblicato su questa rivista : "Il volto megalitico di Borzone", P.Gaietto, 2000.





FIG. 4 L'italia e la Nuova Zelanda sono esattamente agli antipodi, cioè nel punto diametralmente opposto rispetto al centro terrestre.
(Da "Itinerari esplorativi", G.Righini Ricci, Editore Signorelli, Milano, 1975).





FIG. 5 Il Colosso di Whangape, scultura rupestre.
Foto: R. Buchanan
Fotografia simile alla Fig. 1, ma con diversa luminosità.





FIG. 6 Il Colosso di Whangape, scultura rupestre.
Fotografia privata del colore per fare risaltare l'immagine dalla vegetazione.
Foto :R. Buchanan
Foto privata del colore : L. Filingeri





FIG. 7 Il Colosso di Whangape, scultura rupestre.
Fotografia privata del colore per fare risaltare l'immagine dalla vegetazione.
In questa foto si vede meglio la zona orbitale, e l'occhio destro sembra abbia un lieve rilievo al centro.
Foto:R.Buchanan
Foto privata del colore : L. Filingeri


FIG. 8 Il Colosso di Whangape, scultura rupestre.
Foto: R. Buchanan
Fotografia in vista frontale, simile a Fig. 1 e Fig. 5, ma scattata con più ampia vista dell'ambiente circostante, cioè da come si vede a distanza.





FIG. 9 Il Colosso di Whangape, scultura rupestre.
Foto: R. Buchanan
Vista laterale della testa. Questa curvatura deve essere immaginata unitamente al volto rientrante, ma proiettato in avanti, per avere l'idea della grandiosità meravigliosa del Colosso.





FIG.10 Il Colosso di Whangape, scultura rupestre.
Fotografia quasi semifrontale, vista da sinistra.
Foto: R. Buchanan






FIG. 11 Venere di Laussel. Raffigura una donna nuda con un corno in una mano. Il volto, o forse la capigliatura, non esiste più, in quanto è stato distrutto. Spesso le immagini femminili non hanno il volto.
Misure : alt. cm. 43.
Provenienza : Laussel, Francia.
Civiltà artistico-religiosa thieulleniana paleolitica.
Cultura materiale : Paleolitico superiore
Foto : Musée d'Aquitaine, Bordeaux, Francia.
Questa scultura in bassorilievo è qui presentata (come descritto nel testo) per testimoniare che nelle raffigurazioni umane, oltre alla sola testa, era raffigurata anche la testa con il corpo, e oggetti in mano.




FIG.12 Vista della collina rocciosa su cui è scolpito il Colosso di Whangape.
Foto: R. Buchanan
(per ulteriori notizie riguardo all'ambiente paesaggistico e risorse della zona, vedi www.eco-ranch.co.nz )





DESCRIZIONE DEL COLOSSO DI WHANGAPE

L'archeologia abbraccia, con le sue molte discipline, un campo di studi immenso.
Ci sono reperti, che l'archeologo di qualunque disciplina, vede subito; per esempio un coccio di ceramica, un'ascia levigata, il frammento di una statua di bronzo, il colore di un dipinto in grotta. A questi reperti l'attribuzione di fattura umana è immediata, ma l'intepretazione è ben altra cosa, e qui ci vuole la specializzazione.
La scultura litica del Paleolitico inferiore e medio, e la scultura litica rupestre del Paleolitico superiore, come il Colosso di Whangape, difficilmente sono individuabili ed interpretabili da archeologi di ogni disciplina, in quanto non sono ancora materia di insegnamento nelle Università, e inoltre, si possono considerare molto rare, rispetto ai dipinti del Paleolitico superiore, e ai dipinti e ai graffiti rupestri delle epoche successive, che tutti riescono a riconoscere subito.

Il Colosso di Whangape raffigura un volto umano in vista frontale. E' una scultura rupestre ricavata al culmine di una collina rocciosa, e il suo "sguardo" è orientato verso il mare, che attualmente è diventato un "porto per imbarcazioni".
Questo volto è alto circa 7 metri.
Il tipo di roccia è un conglomerato vulcanico. La superficie scolpita è coperta da licheni, e, quindi, alcune parti in fotografia si vedono meno bene.

La tipologia della scultura è un misto tra il bassorilievo e la scultura a tutto tondo. In fotografia sono presentate la vista frontale e la vista laterale.
La vista frontale (Fig. 1, 5, 8) è integrata da due fotografie che sono state private del colore ( Fig.6 e 7) (in cui emerge meglio la lavorazione della pietra), su cui imposto la descrizione, che, tuttavia, il lettore deve controllare nelle fotografie colorate.
Seguendo le foto Fig.6 e 7: il bordo del volto con la barba e il naso sono in rilievo rispetto alla parte interna. I bordi laterali (destro e sinistro), e qualche parte del naso, e della barba, hanno qualche traccia di erosione naturale, e questo è normale in una roccia di conglomerato vulcanico. La bocca è ulteriormente incavata nella parte interna. Il profilo laterale della scultura (Fig. 9), invece, segue l'anatomia di una testa naturale, cioè non è di tipo stilisticamente quasi quadrato come la vista frontale.
I ritmi della raffigurazione di questo "volto umano" sono composti da cinque differenti asportazioni della roccia:
1) Curvatura del profilo laterale, ma che in parte poteva essere già presente.
2) Livellamento del volto.
3) Rilievo del contorno esterno.
4) Abbassamento della parte interna.
5) Incavo della bocca.
Gli occhi non sono raffigurati, e sono sostituiti da una generica zona orbitale. E' possibile che vi fosse qualche segno in più, ma che l'erosione naturale lo abbia cancellato.

Il linguaggio stilistico di questa raffigurazione è vagamente geometrico, e questa deformazione stilistica del reale si nota, oltre che dalla forma esterna del volto, dalla forma del naso allungato, dal posizionamento degli occhi (zona orbitale), ma anche dalla barba.
Ricordo che la deformazione stilistica dell'immagine raffigurata non è dovuta ad imperizia dell'artista, come si credeva cento o duecento anni fa, ma è dovuta alla moda di una civiltà e di un certo periodo, cioè è il linguaggio dell'arte.

Questa è stata una scoperta fortunata e casuale; al momento è unica, ma è probabile che in Nuova Zelanda esistano altri colossi di questo tipo. E' auspicabile che si facciano ricerche; comunque tra le difficoltà (cosa che avviene anche in Europa), non ci sono soltanto l'assenza o la scarsità di archeologi interessati a questa ricerca, ma anche la vegetazione, che spesso nasconde o copre le grandi sculture paleolitiche, e inoltre, la loro distanza dalle strade, cosa che si verfica, per esempio, in Italia nelle zone montane dove non c'è agricoltura.

Una scultura rupestre di stesse dimensioni del Colosso di Whangape è il Colosso di Borzone (Italia), che è detto il "Volto megalitico di Borzone" (il termine "megalitico" è improprio, in quanto si riferisce alle grandi pietre, mentre questa è una scultura ricavata nella viva roccia di montagna.)
Il Colosso di Borzone (Fig. 3) è costituito da un volto umano alto 7 metri (vedi in questa rivista : "Il volto megalitico di Borzone", P.Gaietto, 2000).

Le affinità tra i due colossi, nonostante la grande distanza che li separa (Fig. 4), sono costituite dalle stesse misure del volto, e dal volto realizzato in vista frontale, questo va rilevato in quanto la maggior parte dei colossi europei, che raffigurano la testa umana, hanno impostazione semifrontale, o raffigurano mezza testa, per cui si evidenzia solo il profilo, e quindi hanno un solo occhio (vedi sito Museo delle Origini dell' Uomo.)

Nella preistoria l'arte era prodotta per riti di culto, cioè per la religione; così come gli utensili litici erano prodotti per squartare animali, tagliare le pelli per farne tende o vestiti, ecc.
Nel caso del Colosso di Whangape si deve fare un parallelismo con le interpretazioni dei colossi europei del Paleolitico superiore, e cioè rappresentazione di una divinità, il cui rito di culto più attendibile è l'idolatria.


DIFFICOLTA' DI INTERPRETAZIONE

Lo studio sul Colosso di Whangape è ricavato dalle fotografie e dalle descrizioni che ho avuto via Internet da Robert Buchanan.
Non ho visto il Colosso dal vero, ma sono convinto che la documentazione avuta sia stata equivalente a una mia visita in Nuova Zelanda.
Il Sig. Robert Buchanan aggiunge che alcune persone hanno visto, sotto la testa, "il torace, le gambe e le braccia, di cui il braccio destro, posato sull'addome, tiene qualcosa in mano".
In considerazione che il Sig. Robert Buchanan non ha visto il corpo unito al volto scolpito, si può immaginare che queste persone abbiano avuto troppa fantasia, tanto più che, dalle fotografie, la possibile zona del corpo è coperta da vegetazione, e non si vede niente. Comunque, ammesso che queste persone abbiano visto bene, esistono nel Paleolitico superiore sculture che raffigurano l'uomo completo di corpo, anche se sono di modeste dimensioni, come la Venere di Laussel, che è alta cm. 43 (Fig. 11), che, inoltre, tiene un oggetto con una mano
Personalmente, non credo che nel Colosso di Whangape il volto abbia anche un corpo, probabilmente ci sarà dell'erosione naturale, ma se effettivamente avesse il corpo o anche una parte del corpo, la sua attribuzione culturale, cioè la sua collocazione, non sarebbe più all'inizio del Paleolitico superiore, ma sarebbe più recente, salvo la circostanza che, in Nuova Zelanda, la scultura fosse più progredita che in Europa. Questo si potrà accertare con nuovi ritrovamenti.

Il fatto che, in Nuova Zelanda, dopo il Colosso di Whangape, nelle epoche post-paleolitiche, non vi sia stata una prosecuzione della grande scultura antropomorfa, non ha molta importanza, in quanto questo è successo anche in Europa.
Le grandi civiltà storiche, infatti, non sono nate in Europa, ma nel vicino Medio Oriente; però queste civiltà sono state prodotte da popoli che avevano prevalentemente scultura, e le loro divinità erano tutte raffigurate in scultura, mentre la pittura era usata soltanto per decorazione.


CONCLUSIONE

Il Colosso di Whangape è tipologicamente inserito nella Civiltà artistico-religiosa perthesiana paleolitica (vedi sito del Museo delle Origini dell' Uomo). Invece, non sappiamo quale popolo lo ha fatto, e neppure, a mia conoscenza, sono stati trovati utensili litici del Paleolitico superiore.
In Europa gli utensili litici sono differenti nei popoli con scultura antropomorfa e senza pittura, da quelli dei popoli con pittura zoomorfa e senza scultura. Questi differenti popoli del Paleolitico superiore hanno vissuto contemporaneamente in territori diversi.
Questo è successo anche in Oceania; in Nuova Zelanda c'è stato un popolo che ha prodotto questa scultura rupestre e non ha prodotto pittura; e in Australia c'è stato un popolo che ha prodotto pittura e non ha prodotto scultura.

Il problema del popolamento della Nuova Zelanda e dell'Australia è ancora da risolvere, e riguarda la paleoantropologia, la paletnologia e la paleoarteologia, quindi, per il momento. non interessa direttamente il Colosso di Whangape.

Io sostengo che questo colosso della Nuova Zelanda è più antico dei più antichi dipinti dell'Australia. Non ho datazioni assolute, né sarebbe possibile datare una scultura rupestre con gli attuali sistemi di datazione.
Io metto sullo stesso piano Oceania ed Europa, dove nel Paleolitico superiore è stata prodotta prima la scultura litica antropomorfa, e dopo la pittura zoomorfa. Indubbiamente, le obiezioni alla mia teoria possono essere molte, ma mi auguro che vi sia una critica costruttiva, comunque benvenuta.

In Europa molti menhir, e menhir antropomorfi preistorici, sono rimasti nel culto pagano fino a 300 anni fa, quando la Chiesa, con la cristianizzazione delle zone in cui sono collocati, si è decisa a porvi una croce sopra, almeno su alcuni di essi.
Lo stesso Colosso di Borzone (Fig. 3), scoperto nel 1965, durante la costruzione di una strada di montagna, pur risalendo al Paleolitico superiore, è rimasto nel culto dei valligiani pagani di Borzone fino a tempi recenti, in quanto durante il processo di cristianizzazione della zona, sempre circa 300 anni fa, una leggenda lo definisce il "Volto di Cristo".
La divinità in scultura, evidentemente, ha una durata molto superiore dei dipinti prodotti per "riti magici".

E' auspicabile che il Colosso di Whangape avvii la ricerca delle sculture rupestri in Nuova Zelanda.

Genova, 7 Agosto 2002


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