PALEOLITHIC ART MAGAZINE

LIGURIA



IL VOLTO MEGALITICO DI BORZONE

Pietro Gaietto

Sui monti nell'entroterra della Liguria orientale vi è la più grande scultura rupestre paleolitica d'Europa, e probabilmente la più grande del mondo.
Questa colossale scultura è conosciuta come il "Volto megalitico di Borzone", e raffigura appunto un volto umano, che misura circa 7 metri di altezza e 4 metri di larghezza. Si trova a Borzonasca (Provincia di Genova, Italia), poco più in alto della Frazione Borzone, in una località detta Rocche di Borzone, che è in cima ai monti.

Il Volto megalitico di Borzone. Misure del volto e non della rupe: circa m 7 di altezza x m 4 (Borzonasca, Genova, Italia)


.Il Comune di Borzonasca con la montagna in cui si erge il Volto Megalitico di Borzone

Il fascino che emana quest'opera è molto forte, e l'interesse che suscita è in continuo aumento. Vedi: "Volto megalitico di Borzone" e "Il volto megalitico di Borzone"
Il Volto megalitico di Borzone si trova in mezzo a un bosco di piante che crescono velocemente. Nel mese di giugno il Sindaco di Borzonasca Sig. Giuseppino Maschio ha fatto eseguire una pulizia sostanziosa del luogo (cioè taglio di arbusti e alberi) in modo che si possa vedere bene la grande scultura, e riposizionare il cartello segnaletico già messo in opera alcuni anni or sono e che ignoti vandali avevano abbattuto.

Le foto che qui presento sono le stesse che si possono vedere nel sito del Museo delle Origini dell'Uomo.


STORIA DELLA SCOPERTA E LEGGENDA

"La grande effigie umana delle Rocche di Borzone è stata scoperta nel gennaio del 1965 dal Sig.Armando Giuliani, assessore del Comune di Borzonasca, durante il sopralluogo per la costruzione della strada. La notizia veniva pubblicata dal quotidiano genovese Corriere Mercantile il primo febbraio 1965 dal Sig. Luigi Solari. Egli riferiva che a Borzone gli abitanti pensavano che il colossale volto fosse opera dei frati che vivevano nel monastero annesso alla vicina abbazia.

L'Abbazia di Borzone è sulla strada tra Borzonasca e il Volto Megalitico di Borzone

Infatti, il gigantesco volto venne subito interpretato come l'effigie di Cristo. Cioè, sarebbe stato conseguenza di un "voto" dei monaci per la sopraggiunta cristianizzazione di tutte le località della zona che dipendevano da Borzone. La leggenda vuole che, una volta all'anno, gli abitanti della valle si radunassero davanti alla grande scultura per ringraziare la Divinità. Quando i frati si allontanarono dal monastero, anche questa tradizione dei valligiani decadde, e la gigantesca scultura venne inghiottita dalla vegetazione e dimenticata" (da "Favola itinerante dell'uomo dell'Età della pietra in Liguria", P. Gaietto, Genova 1976).
Io amo le leggende, come amavo le favole quando ero bambino.
Nelle leggende, infatti, ci sono spesso verità e spunti per fare ricerca.
In questo caso, perà, sono disorientato, e sarò grato a chi saprà darmi una spiegazione: come è possibile che esista una leggenda così dettagliata, quando "la gigantesca scultura venne inghiottita dalla vegetazione e dimenticata" da alcuni secoli! Tanto più che è una leggenda storicamente attendibile.



L'INTERPRETAZIONE SCIENTIFICA

Nel 1975, io e alcuni amici archeologi venimmo a conoscenza della scoperta del Volto megalitico di Borzone, che dalla fonte di allora veniva definito "Grande effigie di Cristo", e infine siamo risaliti all'articolo sul Corriere Mercantile del 1965 con maggiori dettagli.
La nostra interpretazione è stata immediata, con un passaggio di attribuzione dai tempi storici (cioè dall'opera dei Monaci) ai tempi preistorici (che allora a molti sembrava un azzardo); infatti, quando ci siamo recati sul posto, si è visto subito che non poteva essere un'opera recente, cioè di alcuni secoli fa.
Entrando nel merito dell'interpretazione scientifica faccio anche brevi ccenni a quest'opera nell'attuale contesto culturale:
1) Sono 35 anni che tutti coloro che si sono interessati al Volto megalitico di Borzone vi hanno visto un volto umano, e hanno ritenuto l'opera di fattura umana, anche se, non essendo specialisti, non hanno potuto dargli un'attribuzione culturale (cioè datarlo), ma di recente la maggior parte degli osservatori lo ha considerato preistorico. E non può che essere preistorico, in quanto in Europa, in tempi storici, le tecniche di lavorazione della scultura erano molto più evolute, e con differenti soggetti di culto.
2) La posizione della scienza ufficiale (quella che nei congressi internazionali trova la maggior parte degli studiosi consenzienti) non si è ancora pronunciata sulla scultura rupestre del Paleolitico, in quanto non vi sono studiosi che l'hanno proposta. Per questo motivo la scultura rupestre paleolitica è assente nei libri di storia dell'arte preistorica con diffusione scolastica.
3) I megaliti più noti sono i menhir e i dolmen, e sono grandi pietre erette e piantate nel terreno. Alcuni menhir (Carnac, Francia) sono enormi. Alcuni sono antropomorfi come il Volto megalitico di Borzone. I menhir, salvo rarissimi casi, sono sbozzati, cioè scolpiti per dare una forma armoniosa, oppure sono antropomorfi o zoomorfi. Nei tre casi è arte applicata al monumento che aveva fini di culto.
I menhir e i dolmen, in Europa occidentale, sono in genere datati dal III al II millennio a.C. I menhir di questo periodo sono generalmente grandi pietre sbozzate e allungate con forma armoniosa. I menhir antropomorfi, invece, sono più antichi, e alcuni sono paleolitici, quindi con oltre 12.000 anni, e questa è l'opinione degli archeologi che seguono il metodo antropomorfico.
La tecnica di lavorazione dei menhir è la stessa usata per la scultura rupestre paleolitica, come il Volto megalitico di Borzone.
4) I menhir antropomorfi e la scultura rupestre antropomorfa hanno gli stessi soggetti di culto che si identificano con gli uomini che li hanno prodotti e che si sono susseguiti nel tempo: Homo sapiens arcaici, Neanderthaliani, Homo sapiens sapiens. In sostanza, nelle zone dove c'erano le rupi, si scolpivano le rupi, dove non c'erano, l'uomo doveva faticare maggiormente, dovendo estrarre i massi dal terreno, oppure trasportarli nei luoghi di 5) Il Volto megalitico di Borzone è attribuito al Paleolitico superiore (da circa 20.000 a 12.000 anni fa), così come sono attribuiti a questa fase culturale molti grandi menhir antropomorfi di Carnac.
6) Nel Paleolitico superiore in Europa troviamo civiltà molto diverse da zona a zona, ma le due di maggior importanza sono quella degli scultori della pietra con soggetti di culto antropomorfi, che non conoscevano la pittura, e quella dei pittori con soggetti zoomorfi, che dipingevano nelle grotte (Francia, Spagna, ecc.) e non scolpivano la pietra.
I discendenti dei popoli con scultura hanno fondato le città, inventato l'agricoltura, si sono dedicati all'allevamento del bestiame, alla fusione dei metalli, ecc. I discendenti dei popoli con pittura si sono dispersi per il mondo vivendo di sola caccia e degenerando: Boscimani in Africa, Aborigeni australiani, ecc.
7) La civiltà degli scultori aveva utensili di pietra più belli di quanto non fossero quelli della civiltà dei pittori. Comunque, la funzione era uguale ai fini dell'uso quotidiano.
Dire che la pittura sia migliore della scultura è un errore, comunque i colori dei dipinti e le immagini, all'osservatore di oggi, in genere piacciono maggiormente.
In comune queste due civiltà avevano la dimensione delle opere, infatti, nelle grandi grotte di Francia e Spagna, ci sono dipinti di mammiferi delle dimensioni del Volto megalitico di Borzone. (Le misure del Volto di Borzone, 7 x 4 m, come già detto, si intendono per il solo volto; le altre parti che lo incorniciano, "capelli e una sorta di copricapo", aumentano le dimensioni).
8) Per interpretare il significato della scultura antropomorfa paleolitica è necessario fare parallelismi storici ed etnografici con civiltà che hanno avuto o hanno ancora scultura antropomorfa.
Allora ci si rende conto che il Volto megalitico di Borzone era quasi certamente un dio. Cosa che al contrario non si può fare con i dipinti zoomorfi paleolitici trovati nelle grotte, in quanto i parallelismi non sono storici, ma protostorici con le popolazioni estinte del Sahara, ed etnografici con i Boscimani del Sud Africa, o gli Aborigeni australiani, dove le raffigurazioni zoomorfe sono legate a "spiriti", e non a una divinità.
9) In un sito turistico, "Turismo Itinerari autostradali insoliti per non vedere sempre le solite cose", il Volto megalitico di Borzone viene considerato "incorniciato da capelli e con una sorta di copricapo". È un'osservazione giusta e interessante. Nelle piccole sculture antropomorfe dellAurignaziano (Paleolitico superiore) che ora si ritengono in gran parte opera di Homo sapiens neanderthalensis vi è quasi sempre un copricapo appuntito (Venere di Savignano, ecc.) oppure una capigliatura bene acconciata (Venere di Willendorf,ecc.). Questi stessi tipi di acconciatura si riscontrano nell'etnografia (Africa) con impasti di materiali vari. E, sempre in queste veneri, dove vengono privilegiate le pettinature o i copricapi appuntiti, poi viene trascurata la raffigurazione del volto, delle mani e dei piedi.
Comunque, per l'indagine scientifica, non è sufficiente un solo caso come il Volto megalitico di Borzone per asserire che si tratta di capelli e di copricapo, ma occorre qualche altra scultura rupestre (o anche mobiliare) della stessa tipologia, tanto più che il volto è chiaramente scolpito, mentre capelli e copricapo, lo sembrano, ma non è certo che lo siano).
10) Nella fotografia, la macchia chiara che si vede a sinistra del volto è un foro stretto e alto da cui è filtrata la luce dal retro. Questo può indicare una lavorazione di contorno della scultura, e avvalorare l'ipotesi dei capelli che incorniciano il volto.
Nulla sappiamo del retro del Volto. Potrebbe esserci un'altra immagine. Come altre sculture antropomorfe paleolitiche potrebbe essere bifronte. Il bifrontismo è frequente nel Paleolitico. Una volta volevo visitare il retro della scultura, ne sono stato impedito dalla ripidità della montagna, dalla fitta vegetazione, e soprattutto, da un improvviso temporale. La mia curiosità è aumentata.

Il Volto megalitico di Borzone visto dalla strada

11) La fotografia non rende i rilievi del Volto, ma chi si recherà a visitarlo potrà notare che alcune parti sono in rilievo, e altre sono in negativo, cioè al contrario del naturale, ma l'effetto della raffigurazione resta uguale, come se l'immagine fosse tutta in rilievo o tutta in negativo. Qui troviamo due tradizioni culturali, la plastica in rilievo tipicamente europea, e la plastica in negativo tipica di certa scultura dell'Asia Estremo Orientale dei tempi protostorici, e storici per le arti applicate e popolari.
12) Il tipo umano più attendibile di questo volto è Homo sapiens sapiens. Questo si desume dalla fronte alta, dal mento appuntito e dalla faccia relativamente stretta. È stato stabilito di recente che in questa fase era ancora presente Homo sapiens neanderthalensis, il quale conviveva con Homo sapiens sapiens, a cui era accomunato culturalmente, anche per la produzione di sculture antropomorfe, e quindi con simili pratiche spirituali e religiose.
Recentemente in Portogallo sono stati trovati i resti di un bambino che accomuna i due tipi umani.
Come è noto Homo sapiens sapiens comprende tutta l'umanità di oggi.
Nella scultura rupestre e nei menhir del Paleolitico le raffigurazioni di Neanderthaliani sono frequenti (e precedenti), mentre quelle di Homo sapiens sapiens sono rare. È possibile, quindi, che il Volto megalitico di Borzone sia una delle opere più recenti del Paleolitico.
13) Nella scultura litica antropomorfa del Paleolitico le raffigurazioni frontali della faccia sono rare, quelle della testa a tutto tondo sono rarissime. Le sculture antropomorfe, nella quasi totalità, sono semifrontali o laterali, e da queste è più facile desumere l'evoluzione dell'uomo, e quindi datare le sculture del Paleolitico, facendo riferimento ai reperti di crani trovati nel mondo, e di cui è stata possibile una datazione con attrezzature con non sono applicabili alla scultura litica.
Il Volto megalitico di Borzone è l'unica scultura rupestre a tutt'oggi a me nota con raffigurazione frontale della faccia.
14) Chi volesse intraprendere una ricerca sulle divinità protostoriche e storiche dell'Europa (Celti, Celto-Liguri, Traci, ecc.) sia nelle sculture che nelle ceramiche, dove ci sono raffigurazioni bifronti e trifronti, troverà il dio imberbe o il dio barbuto, anche se i soggetti barbuti sono un poco più frequenti.
Nella scultura litica paleolitica i soggetti barbuti sono rari, e la quasi totalità non ha barba. Comunque, nella scultura del Paleolitico ci sono parti della testa che non vengono raffigurate: nelle teste umane sono le orecchie, nelle teste di mammiferi le orecchie e le corna.
Il Volto megalitico di Borzone non ha la barba. Quindi non possiamo dare per scontato che sia un uomo, potrebbe essere il volto di una donna.
15) Il matriarcato si riscontra oggi nel mondo in alcune delle culture più primitive. La donna ha gli stessi privilegi e doveri dell'uomo come nelle culture in cui vige il patriarcato. In certe zone la donna ha più mariti. Gli stadi più primitivi di queste culture hanno una rozza agricoltura simile a quella del Neolitico (Nuova Età della Pietra) europeo.
Nulla sappiamo del matriarcato nel Paleolitico (Antica Età della Pietra), ma è possibile che da qualche parte ci sia stato, se ancor oggi soppravvive.
Se il Volto megalitico di Borzone è stato opera di gente di una società matriarcale, se raffigura il volto di una donna, potrebbe rappresentare un dio femminile, cioè una dea.
CONCLUDO dicendo che la ricerca scientifica della preistoria necessita anche di ipotesi e più ce ne sono, meglio è; un po' come accade nella ricerca dei detectives, in cui si assommano molti indizi, finchè non si scopre il colpevole.
Nella ricerca delle origini dell'arte nel Paleolitico è sempre necessario cercare di capire chi era l'uomo che ha prodotto un certo tipo di arte, e perchè lo ha fatto.
Un'analisi basata sui soli valori estetici non giova alla comprensione. Utilissimo è invece il confronto di opinioni. Quindi, sono a disposizione dei lettori per eventuali ulteriori spiegazioni, e anche in attesa delle loro opinioni. Tra queste: CONSIDERANO il Volto megalitico di Borzone IL VOLTO DI UN UOMO O QUELLO DI UNA DONNA?

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