PALEOLITHIC ART MAGAZINE
ITALIA
Il Canto nella Notte dei tempi
Stefano Taglietti
“L’uomo, secondo me, era intelligente allora come oggi, il progresso è esclusivamente tecnologico.” Pietro Gaietto, mail privata del 25 Gennaio 2015.
La scoperta di una bellissima scultura torna ancora una volta a raccontarci l’intelligenza umana, la sua sensibilità , l’intenzione e la necessità della rappresentazione simbolica. La soglia dell’umano inizia all’incirca 2,5 milioni di anni fa e, secondo altre fonti, anche prima. Homo, nel corso dei millenni, in tutte le specie ora estinte, ha assimilato dal reale, rielaborato, ripetuto, valorizzato intenzionalmente, molti segni-simboli nella rappresentazione di immagini e figure. Pur rimanendo ignote le funzioni, i rituali religiosi e sacri delle pitture e sculture rinvenute, sono chiarissime le linee, se pur stilizzate, di ciò che queste opere rappresentano.
Se proviamo ad inoltrarci con l'immaginazione nel mondo degli Homo, ci troveremo immersi nella natura selvaggia e primigenia che offriva loro tutte le suggestioni e le impressioni più profonde. L’uomo ha sempre reagito al mondo esteriore ed ha sempre progredito come essere vivente attraverso l’osservazione dei fenomeni naturali. Sono gli elementi che circondano la sua vita e trasformano il suo universo esteriore e quello interiore a interessarlo, come la luce, il mistero della nascita, della vita e della morte e la sepoltura, il freddo e il caldo, gli eventi atmosferici, il senso della comunità , la caccia e la fertilità , le malattie e le loro cure, la mortalità infantile, la solitudine, le guerre fra tribù, il nomadismo, la ricerca della bellezza attraverso la produzione di oggetti, anche con la funzione di abbellire il corpo.
Tra le attività dell'uomo delle origini è significativa la produzione del suono: oltre alla percussione, essa contemplava anche il suono melodico. Sono stati rinvenuti flauti antichissimi, sembra costruiti dai Neanderthal, come il flauto di Divje Babe in Slovenia.
La scultura rinvenuta a Rodi Garganico ha tutti i lineamenti, per come la scienza li ha ricostruiti dai reperti scheletrici rinvenuti nel tempo, di un volto di Homo Sapiens Neanderthalensis.
Alla luce di nuove ricerche scientifiche, il Neanderthal appare un uomo di evoluta intelligenza, in possesso di una elevata tecnologia litica, con un comportamento sociale complesso e avanzato. La sua intelligenza era in dialogo con quella dell’Homo Sapiens Sapiens, visto il periodo di coesistenza. L’intelligenza dell’Homo sapiens Neanderthalensis forse è stata sottovalutata dalla scienza per lungo tempo, proprio a causa dell’aspetto fisico, ma moderne ricerche attribuiscono al Neanderthal una grande capacità mentale. Questa scultura ne è la prova.
Ciò che noi siamo in grado di fare lo dobbiamo a uomini di centinaia di migliaia di anni fa. Le stesse magiche suggestioni, le stesse paure ancestrali le ritroviamo esattamente in noi stessi, ereditate direttamente dai primi uomini straordinari che scoprirono l'universo e rappresentarono il loro mondo, il primo mondo, quello delle origini.
E’ ampiamente dimostrato dall’iconografia artistica, dall’archeologia e dall’antropologia, che alcuni simboli e linee con stili diversi, comportamenti sociali e vari costumi, vengono ripetuti nei millenni più o meno allo stesso modo o con funzioni medesime, anche a distanze geograficamente impossibili per l’antichità . Si ha l’impressione che l'autore di questa scultura abbia osservato e assimilato l’immagine reale, rielaborandola mentalmente, per poi riprodurla con linee e segni dentro i codici di un linguaggio non casuale nè banale, ma fortemente comunicativo verso la sua comunità e i posteri.
Azzardiamo alcune ipotesi sulla simbologia della testa.
Probabilmente la nostra scultura ebbe funzioni magico religiose a noi sconosciute
Essa potrebbe rappresentare le sembianze di un defunto. Nelle popolazioni dagli usi più antichi che conosciamo rappresentare la testa significa, per esempio, conservare la memoria del defunto, ricordarlo, esaltarne il ricordo, continuando ad avere una sorta di rapporto ultraterreno con il defunto che concedeva a sua volta protezione dall’aldilà . Per esempio, nelle primordiali sepolture etrusche, nei canopi, il defunto veniva rappresentato solo con la testa. Quei manufatti in terracotta fungevano da coperchio per le urne. Le teste etrusche riproducevano in maniera generica e grossolana, ma pur sempre con espressione, i tratti somatici del defunto.
I rituali di adorazione della testa e del cranio sono presenti dall’Africa all’Europa, all’Asia e, praticamente, in tutto il mondo. Anche in Italia, per esempio, se pensate al rito della “Capuzzella” al cimitero delle Fontanelle a Napoli o delle Anime Pezzentelle, sempre a Napoli (con una vera e propria adorazione del cranio di un defunto, scelto fra i tanti, con un particolare rituale). Esempi di riti e adorazione della testa, in diverse modalità e stili di rappresentazione sono diffusi ovunque.
Un tratto caratteristico della scultura rinvenuta a Rodi Garganico è l’occhio a fessura verticale (o chiuso). L’occhio obliquo e la bocca aperta potrebbe avere il significato di una dissociazione fra vita e morte? L’occhio di quest’opera potrebbe essere chiuso, o molto stretto, mentre la bocca aperta è il simbolo di un’azione, di un’emissione di suono, o canto, di un richiamo, di un soffio. Lo spirito del defunto che parla? Un suono soprannaturale proveniente da una dimensione non terrena? Non lo sapremo mai.
Nel Popolo africano Fang, originario del Gabon, Africa Centrale, le meravigliose maschere rituali appaiono spesso con occhi chiusi e bocca aperta. Nelle maschere Fang, la dissociazione fra occhio chiuso e bocca aperta viene sottolineata con la distanza fisica nel corpo dell’opera; infatti la maschera risulta allungata nell'aspetto per allontanare gli occhi dalla bocca. Questo tipo di maschera va sempre associata all’azione della danza, della musica e dei sacrifici. Durante la funzione religiosa Fang, qualcuno indossa la maschera, ma la voce profonda e inquietante dello stregone arriva da fuori campo, distante dalla maschera. In alcuni rarissimi reliquiari Mbulu-Viti Kota, Gabon, sono state scoperte statue che rappresentano due volti che guardano in direzioni opposte, esattamente come moltissime sculture paleolitiche. Uno dei due volti ha la bocca aperta e gli occhi a fessura, mentre il secondo volto è rappresentato senza bocca e con gli occhi rotondi spalancati.
La testa di Neanderthal che ho rinvenuto in stazione di superficie nell’autunno del 2015, sempre a poche decine di metri dalla foce del Torrente Romandato, punta Cucchiara a Rodi Garganico (FG), è davvero straordinaria. Osservando questa scultura, anche attraverso l’uso di forme di illuminazione alternative, come la candela e il fuoco, si deduce una grande forza espressiva nei lineamenti del volto, pur nella sua semplicità .
Fig.1 Scultura antropomorfa in selce. Raffigura una testa di Homo Sapiens Neanderthalensis con assenza di fronte e mento. nuca acuminata parzialmente rotta da rotolamento, occhio obliquo in verticale e bocca aperta
Trovata alla foce del Torrente Romandato, Rodi Garganico, Foggia, Italia.
Paleolitico medio, Civiltà musteriana, tra 80.000 e 30.000 anni fa.
Fig.2 Il Gargano con sullo sfondo Peschici
Descrizione dell’opera
L’opera, per dimensione e forma, oltre che per essere facilmente trasportata, è stata scolpita in modo che potesse essere esposta, collocata e poggiata per essere osservata, probabilmente venerata. La precisa lavorazione ha fatto si che il basamento fosse quasi piatto, comunque adatto alla funzione di essere esposta. L’opera è in selce e per i lineamenti rappresentati si tratta di una testa di Homo Sapiens Neanderthalensis. In altezza misura 14,07 cm e in larghezza 11,06 cm. La testa ha la nuca acuminata, parzialmente rotta da rotolamento, che in altre teste di Homo Sapiens Neanderthalensis E’ stata interpretata come un cappuccio, ma potrebbe essere un'acconciatura a crocchia. Esattamente come si ritrova in altre teste di Neanderthal, anche nel nostro caso la sommità del capo, oltre la calotta cranica, è stata finemente scolpita e assottigliata e pertanto dovrebbe trattarsi della rappresentazione di un copricapo.
La rappresentazione è stata fatta in assenza di fronte e mento, come ogni Sapiens tipo di Neanderthal. L'occhio obliquo in verticale ha un significato che non si conosce. Così come appare misteriosa la simbologia della bocca aperta. La bocca aperta presso alcune popolazioni primitive attuali è una forma di saluto. L'epoca: Paleolitico medio, civiltà musteriana finale. Tra 80 e 30 mila anni fa.
Tra le teste con cappuccio più note esistono la Venere di Savignano e una piccola Venere dei Balzi Rossi, ma alcune altre, solo teste umane, sono state reperite da Pietro Gaietto sui monti della Liguria e alcune tra i Menhir antropomorfi di Carnac, in Bretagna.
Stefano Taglietti
Compositore e docente
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