PALEOLITHIC ART MAGAZINE

EUROPA



BREVE STORIA DELLE SCOPERTE DELL'ARTE DEL PALEOLITICO INFERIORE, E IPOTESI SUL FUTURO DELLA RICERCA

Pietro Gaietto




Premessa

Introduzione

La prima fase delle ricerche (1800 - 1860) Periodo eroico

La seconda fase delle ricerche (1861 - 1913) Periodo classico

La terza fase delle ricerche (1914 - 1945) Medio Evo

La quarta fase delle ricerche (1946 - 2002) Rinascimento

La quarta fase delle ricerche. Tipologia e cronologia

La quarta fase delle ricerche. Le datazioni assolute

Fotografie e disegni di sculture scoperte in 150 anni

Conclusione e ipotesi sul futuro della ricerca

Bibliografia



PREMESSA

" Nel teatro del Paleolitico inferiore gli attori principali sono tre: le industrie, cioè l'insieme dei tipi di utensili per usi materiali; l'arte, cioè l'insieme di tipi di sculture per usi spirituali, e i resti fossili di ominidi, cioè i resti dei nostri antenati.
Gli attori, che recitano sempre nei migliori teatri della scienza, sono i resti fossili di ominidi e le industrie; chi invece non riesce mai a recitare, o recita solo particine in teatri di periferia è l'arte, con i suoi misteriosi contenuti spirituali.
In questi teatri barocchi gli scheletri danzano facendo sentire il tintinnio delle loro ossa, sbattendo tra le mani utensili di pietra, per esaltare la forza della cultura materiale; mentre l'arte, fuori dal teatro, ascolta questi terrificanti rumori; è triste, piange, e spera nell'adozione di programmi teatrali più interessanti a cui partecipare.
L'arte sa perfettamente di non godere protezioni dall'alto, ma sa anche di poter recitare delle parti nuove e più interessanti degli altri due illustri attori".

Nelle scienze gli errori si correggono quando si scoprono, in quanto sono opinioni, che vengono sostituite da altre opinioni.
Il mancato ingresso dell'arte del Paleolitico inferiore e medio nella scienza ufficiale, risale a 150 anni fa, e non è stato un semplice errore, ma un danno scientifico gravissimo, che tornerò spesso ad analizzare.

Le difficoltà, che le scoperte dell'arte del Paleolitico inferiore hanno incontrato e continuano a incontrare nel mondo scientifico da oltre 150 anni, sono parte integrante della storia delle scoperte stesse.
I ricercatori di arte del Paleolitico inferiore hanno lavorato bene, e hanno lavorato molto, ma non sono stati presi in considerazione dai loro colleghi raccoglitori di fossili e di industrie.

L'arte del Paleolitico inferiore è costituita da scultura litica antropomorfa e zoomorfa, e i reperti di oltre 170 anni di ricerche hanno una tipologia simile in ogni ricercatore, ma ciò che è cambiato nel tempo, sono le attribuzioni culturali e le interpretazioni, cioè l'uso delle sculture da parte degli uomini che le hanno prodotte.
Nella prima metà dell'800 Boucher de Perthes attribuiva quest'arte all'uomo antidiluviano, e oggi sappiamo che, invece, almeno la parte migliore si deve attribuire al Paleolitico inferiore.
Nella prima metà del '900, queste sculture litiche, che erano dette anche "pietre figure", venivano attribuite al Paleolitico medio, e oggi sappiamo che in gran parte sono da attribuire al Paleolitico inferiore.
Nella seconda metà del '900 iniziano le attribuzioni al Paleolitico inferiore (W. Matthes, 1964), che tuttavia sono attribuzioni generiche, in quanto il Paleolitico inferiore è immenso.
Una suddivisione in fasi culturali del Paleolitico inferiore (Abbevilliano, Clactoniano, Acheuleano, ecc.) viene successivamente applicata alle sculture (P. Gaietto, 1974) sulla base di reperti dei principali giacimenti del Sud Europa.
Constatato che nell'Abbevilliano (oggi Acheuleano antico) l'arte si presenta già ben formata, vengono condotte ricerche nei giacimenti di Pebble Culture (Olduvaiano) del Sud Italia, per cercare l'origine dell'arte abbevilliana, e anche qui vengono trovate sculture (P.Gaietto, 1982). Nell'800 e nella prima metà del '900, i ricercatori d'arte, trovando la scultura della Pebble Culture, l'avrebbero certamente scartata, in quanto per loro non sarebbe stata significativa, cioè troppo semplice, e, comunque, nelle loro zone di ricerca (Centro-Nord Europa occidentale) la Pebble Culture è assente.
Esiste una tipologia delle sculture del Paleolitico inferiore, con l'evoluzione dei vari tipi dalla Pebble Culture all'Acheuleano evoluto (Gaietto, 1982), che consente allo studioso di dare un'attribuzione culturale ad una scultura trovata fuori contesto.
La scultura della Pebble Culture si presenta anche essa già matura, almeno per l'occhio del ricercatore, che non deve trascurare nulla, ed è stato ipotizzato (P.Gaietto, 1982) che vi fosse una fase precedente, cioè l'origine dell'arte, nel trovato fatto, proprio come molti ricercatori di utensili hanno ipotizzato che l'ominide prima di fabbricare utensili, usasse pietre trovate già spaccate.
Il "trovato fatto" si può intendere come una forma di "pre-arte", ed è stato reperito a Makapansgat in Sud Africa, in un sito in caverna con resti di australopiteco, che ha permesso la datazione assoluta da 2.500.000 a 3.000.000 di anni (Fig.1).
Una verifica alla scultura europea della Pebble Culture viene dalla Gola di Olduvay nell'Africa australe, da un sito che ne ha permesso la datazione a 1.700.000 anni. Di questi due importanti reperti africani si sono occupati i paleoantropologi Mary Leakey, Raymond Dart, K.P. Oakley, R.G. Bednarik, ed è necessario precisare che non sono ricercatori di arte del Paleolitico inferiore (Fig.2).


INTRODUZIONE

L'arte del Paleolitico inferiore è la prima forma d'arte conosciuta di tutto il Paleolitico, in quanto, ai tempi delle prime scoperte non si conoscevano ancora i dipinti zoomorfi in grotta, l'art mobilier su osso e le sculturine femminili (veneri) del Paleolitico superiore. Queste scoperte risalgono alla prima metà dell'800 ad opera del geniale ricercatore Jacques Boucher de Perthes (1788 - 1868).

E' sufficientemente documentato che l'origine dell'arte coincide con l'origine delle industrie, e quindi, con l'origine dell'uomo.
Il Paleolitico inferiore ha una durata di 2.300.000 anni (da 2.500.000 a 200.000 anni), e la sua arte costituisce il 92% del tempo trascorso dalle origini ai nostri giorni.

L'arte del Paleolitico inferiore è costituita da sculture litiche antropomorfe e zoomorfe che sono realizzate con tecnica di lavorazione simile a quella della produzione di utensili litici. Anche l'aspetto di queste sculture a prima vista è simile alle pietre, come lo sono gli utensili litici, e quindi l'immaginario collettivo (cioè persone che hanno avuto occasione di vedere queste opere), spesso trova difficoltà ad interpretarle, cioè a vedervi delle immagini scolpite, e comunque a considerarle "arte". Stesse difficoltà l'immaginario collettivo le trova anche nell'interpretazione degli utensili litici, cioè se a una persona che non si interessa di preistoria facciamo vedere un "raschiatoio", lo considera un piccola pietra, e non sa neppure la funzione di un raschiatoio. Per questo motivo dobbiamo interpretare la mente degli ominidi che costruivano utensili litici per i loro usi quotidiani, i quali li usavano e ovviamente sapevano distinguerli tra altre pietre, come sapevano riconoscere l'arte, cioè le sculture litiche prodotte per i loro riti di culto.
Chi, oggi, non si impegna ad interpretare l'arte degli ominidi per quello che era, non può riuscire neanche a capire le immagini scolpite.
La scultura degli ominidi del Paleolitico inferiore era un'arte pura, con uno stile unico. Si può trovare l'unione di due stili nelle sculture antropomorfe bifronti, e questo forse a seguito dell'unione di due diverse tradizioni culturali, ma comunque vi è sempre un'estrema semplicità, che tuttavia va interpretata con attenzione. Indubbiamente, non è facile concentrarsi in questo, in quanto noi oggi viviamo in mezzo a decine di migliaia di stili, con una mistura esasperante, che seguono tradizioni di alcuni millenni, e provengono da tutto il mondo, e li troviamo nelle automobili, nei quadri, nei tendaggi, nelle coperte, nei piatti, nei tappeti, e nei mille altri oggetti che ci circondano.


LA PRIMA FASE DELLE RICERCHE (1800 - 1860)
PERIODO EROICO


Nei primi anni dell'800 la convinzione generale era che nessun uomo fosse vissuto al tempo dei grandi mammiferi, elefanti, rinoceronti, renne, i cui resti fossili s'andavano ritrovando in Europa.
In quel tempo i primi cercatori avevano la filosofia creazionista oppure evoluzionista.
Con le prime scoperte di fossili umani associati a fossili di animali estinti, i creazionisti sostenevano che gli uomini, che erano vissuti accanto a questi animali scomparsi, non erano dei nostri antenati, in quanto il cataclisma del Diluvio universale li separava da noi. Al contrario, gli evoluzionisti sostenevano che l'uomo attuale era il discendente diretto dell'uomo preistorico che viveva durante il Quaternario, coevo dei grandi mammiferi fossili.

I primi cercatori erano naturalisti dilettanti. I primi reperti avvenivano quasi per caso, poichè gli stessi scopritori non sapevano esattamente cosa cercavano, e d'altro canto ancora non si conosceva la reale antichità delle industrie litiche. Essi non ricevettero nessun incoraggiamento da parte della scienza ufficiale (che era di filosofia creazionista), che anzi si oppose a qualsiasi progresso, sotto l'influenza del Buckland in Inghilterra, del Cuvier e più tardi di Elie de Beaumont in Francia.

Boucher de Perthes iniziò le sue ricerche intorno al 1830. Egli era di dottrina creazionista, ma anche lui non ricevette nessun incoraggiamento dalla scienza ufficiale, che pure era della stessa dottrina.

Negli anni intorno al 1830 l'immaginario scientifico degli evoluzionisti aveva "inventato" graficamente l'immagine dell'uomo fossile simile alla scimmia, cioè molto peloso e orrendo a vedersi. Questa immagine durerà oltre un secolo e mezzo, in quanto verrà trasferita all'Uomo di Neanderthal, e dopo agli ominidi del Paleolitico inferiore.
Boucher de Perthes nelle sue pubblicazioni, ricchissime di disegni di utensili e di sculture, non pubblica disegni di come immaginava fosse l'uomo, ma lo descrive come "un uomo con le sue armi, i suoi utensili, la sua arte, e la sua famiglia con dei figli", che si può interpretare come un uomo "creato" simile a noi.

Se si analizza l'immaginaio scientifico della prima metà dell'800, in rapporto alle scoperte che si sono verificate nei 150 anni successivi, la "vittoria" va assegnata al creazionista Boucher de Perthes, e non agli evoluzionisti (comunque, prima di morire Boucher de Perthes è diventato evoluzionista.)
Gli evoluzionisti (intorno al 1830) avevano immaginato un uomo-scimmia, brutto, senza arte, e con scarsa intelligenza. Boucher de Perthes aveva immaginato un uomo bello, con i suoi utensili, con le sue armi, con la sua arte, e quindi con la sua spiritualità.
Oggi sappiamo che l'uomo fossile non era uno solo, ma molti uomini. Erano Homo sapiens sapiens e Homo sapiens neanderthalensis, con la loro arte e le loro religioni, che non erano affatto uomini scimmia, ma erano simili a noi, e che inoltre gli ominidi che li precedevano, avevano stazione perfettamente eretta, avevano industria e arte a partire da 2.500.000 anni fa, e abbiamo anche testimonianze di costruzione di capanne in quelle remotissime età.

Boucher de Perthes ha "vinto" la sua battaglia scientifica, quando era ormai anziano, in quanto è stato il primo ad ottenere dalla scienza ufficiale il riconoscimento che le industrie litiche, che aveva trovato, erano manufatti dell'uomo fossile; infatti era opinione diffusa che gli utensili litici non fossero prodotti dell'uomo, ma con il riconoscimento della scienza ufficiale è iniziato un incremento delle ricerche, e la nascita della preistoria, come scienza vera e propria.

Boucher de Perthes nei suoi volumi aveva pubblicato molti disegni di utensili e di sculture (ex-pietre figure) (Fig.5 e Fig.6).


La commissione dei più noti naturalisti (J. Prestwich, H. Falconer, J. Evans, C. Lyell, ecc.) che rappresentavano la scienza ufficiale del tempo, si pronunciò positivamente sulle industrie, ma non sull'arte, cioè su tutte le sculture antropomorfe e zoomorfe che sono state pubblicate.
L'arte dell'uomo antidiluviano non ha convinto la commissione dei naturalisti (accademici), in quanto evidentemente erano convinti che fossero semplici pietre, e probabilmente c'erano, non pietre, ma forse avanzi di lavorazione vagamente zoomorfi o antropomorfi, ma in piccola misura, credo, perchè Boucher de Perthes i tagli della selce li descrive bene.
La scienza del tempo era impreparata a recepire i manufatti, ma mentre per gli utensili l'accettazione è stata possibile, anche se lunga e laboriosa, in quanto gli utensili erano utili alla "sopravvivenza" dell'uomo, l'accettazione dell'arte si è rivelata impossibile, in quanto gli accademici, certamente, avranno pensato che un uomo scimmiesco "non poteva avere arte", quindi un giudizio dato su un pregiudizio.

Non so se nella prima metà dell'800 esistessero altri ricercatori di arte oltre Boucher de Perthes, comunque il grande studioso ha trovato e studiato, cioè ha fatto ricerche sull'uomo antidiluviano, che non era una ricerca sull'origine dell'arte dei tempi successivi, come facciamo noi oggi, anche se l'arte era la stessa che studiamo noi oggi.
L'arte dell'uomo antidiluviano era fine a se stessa, secondo il Creazionismo dello studioso, infatti il Diluvio universale avrebbe distrutto tutto, compreso l'Uomo, e quanto è venuto dopo sarebbe stato frutto di una nuova creazione.
La maggior parte delle sculture in selce, che Boucher de Perthes ha raccolto, provenivano dalle alluvioni terrazzate della valle della Somme, e, dalla tipologia delle sculture pubblicate, è possibile affermare, per gran parte di queste, la loro attribuzione al Paleolitico inferiore. Purtroppo questo materiale, che era collocato nel Museo di Abbeville, è andato distrutto dai bombardamenti dei Tedeschi del maggio-giugno 1940.

Sul finire della prima metà dell'800 il contesto culturale e della conoscenza non era certamente favorevole all'interpretazione, e quindi all'acquisizione scientifica dell'arte dell'uomo antidiluviano, e questo, certamente, valeva anche per gli Accademici, in quanto non tutti avevano la cultura di Boucher de Perthes. La situazione era la seguente :
1) Non si conosceva la reale antichità dei manufatti litici, e inoltre c'era chi ne contestava la fattura umana (gli Accademici).
2) Non si conosceva ancora l'arte del Paleolitico superiore, cioè i dipinti zoomorfi delle grotte, le incisioni zoomorfe su osso, e neanche le statuine femminili, dette "Veneri".
3) Non esisteva ancora l'arte moderna, che ha contribuito a portare l'immaginario collettivo ad ogni forma d'arte.
4) Era ancora estranea alla cultura europea l'arte dei primitivi dell'Africa e dell'Oceania.
5) L'arte di moda era il Neoclassicismo, quindi il gusto del bello, cioè l'arte doveva essere bella, e se non era bella non era arte.
Boucher de Perthes è stato un grande studioso d'avanguardia, che ha saputo intuire l'arte dell'uomo antidiluviano. La sua formazione culturale era scientifica (il padre era un ricercatore botanico) e artistica (è stato compagno per otto anni di Paolina Borghese, sorella di Napoleone Bonaparte, e in Italia ha frequentato molti artisti, tra cui Nicolò Paganini, ed ha scritto romanze e testi teatrali). Ma, nonostante la la sua preparazione non è riuscito a far accettare la sua arte; comunque ha avuto dei seguaci, che purtroppo, hanno avuto con gli Accademici le sue stesse difficoltà.

Boucher de Perthes è stato definito dagli storici della preistoria il "Padre della preistoria", ma nel contempo dicono di lui che "ha fatto tanti errori". Boucher de Perthes ha fatto gli stessi errori, che hanno fatto gli altri cercatori del suo tempo, e non ha potuto correggerli perchè ormai troppo vecchio. Questi "storici della preistoria", oltre a ridere sui suoi errori sugli utensili, ridono anche sui suoi studi sull'arte (pietre-figure), accusandolo di "fantasia troppo fertile", e quindi con costante e inaudito accanimento.
Quando la scienza ufficiale non accettò l'arte di Boucher de Perthes, commise un atto di estrema superficialità, che ha menomato fortemente le ricerche sull'arte del Paleolitico inferiore fino ai nostri giorni.

Boucher de Perthes è l'unico (che conosco) che ha disegnato le sculture nell'800, in quanto col primo '900 inizia la fotografia. I suoi disegni sono ancora utili oggi. Le sue sculture provengono principalmente dalla zona di Abbeville, e, comunque, sono indicate le località del reperimento.
I disegni sono numerosi, ed hanno una descrizione accurata, con le misure e le parti lavorate; molti sono i tipi, e molti sono variazioni dello stesso tipo. Quindi, in queste zone dove le cave sono state sfruttate, e il territorio è coperto da industrie, e non si trova più niente, è possibile adoperare questi disegni per lo studio dei vari cicli culturali di quelle zone.
Attraverso l'attuale tipologia dell'arte (P.Gaietto, 1982), e anche gli studi di altri ricercatori del '900 del Centro-Nord Europa, i disegni di Boucher de Perthes possono fornire la tipologia dell'arte di ogni periodo e in ordine cronologico. Un lavoro lungo e laborioso, dove certamente ci saranno tipi da scartare, ma forse anche tipi da recuperare.


LA SECONDA FASE DELLE RICERCHE (1861 - 1913)
PERIODO CLASSICO


Boucher de Perthes muore nel 1868 all'età di 80 anni. Dopo il 1861 la preistoria si organizza rapidamente, determinando con esattezza i suoi metodi, stabilendo criteri di classificazione e costruendo il quadro generale dell'evoluzione umana.
Lo studio dei manufatti paleolitici si divide in due parti. Gli utensili litici sono inquadrati nella scienza ufficiale, mentre le sculture litiche sono studiate al di fuori della scienza ufficiale. Nella scienza ufficiale sono inquadrati anche gli studi dei fossili umani.

Gli studiosi delle sculture litiche (ex pietre-figure) diventano numerosi, e non si possono più definire "ricercatori dilettanti", quindi adotto il termine di "ricercatori privati".
Dall'altra parte, nelle altre due discipline (studio utensili e studio fossili umani) che sono inserite nella scienza ufficiale, i ricercatori non sono più dilettanti, ma sono sostituiti da "ricercatori accademici", o almeno iniziano a prevalere.
I rapporti tra i "ricercatori privati" dell'arte, e i "ricercatori accademici" degli utensili e dei fossili umani, non sono mai stati buoni.

Ho definito la seconda fase delle ricerche dell'arte (1861 - 1913) il Periodo Classico, perchè nella sua fase finale ed evoluta, almeno negli ultimi 20 anni, la ricerca dell'arte (ex pietre-figure) era diventata un vero e proprio "movimento scientifico", con una grande vitalità, come, per esempio, nell'arte moderna, è stato in Italia il Movimento futurista.
Il Periodo Classico si conclude nel 1913, ma ad uccidere il movimento scientifico dell'arte del Paleolitico inferiore e medio, non è stata la Prima Guerra Mondiale, ma l'indifferenza dei "ricercatori accademici" verso queste forme d'arte. L'indifferenza del potere stritola ogni iniziativa che gli è contraria.

I "ricercatori accademici" si orientano in varie specializzazioni e in vari periodi : dall'Età dei metalli al Neolitico, dal Mesolitico al Paleolitico superiore, dal Paleolitico medio al Paleolitico inferiore; e le loro ricerche riguardano prevalentemente gli utensili litici, i fossili umani e di animali, e non viene scartato nulla, tranne la scultura del Paleolitico inferiore e medio (ex pietre-figure), in quanto, evidentemente non la sanno capire, o comunque, c'è un pregiudizio negativo per studiarla.

La ricerca delle "pietre-figure", anche se non documentata da pubblicazioni, è stata presente nella seconda metà dell'800, in quanto, a partire dal 1895 e fino al 1913, vi sono molte pubblicazioni e congressi, che sottintendono un lungo lavoro di ricerca.
Gli studiosi che conosco dalle loro pubblicazioni sono : E. Harroy (1901, 1902, 1903), A. Thieullen (1904, 1906, 1907), W.M. Newton (1913), J. Dharwent (1913), ma prima di analizzare alcune delle loro ricerche, è importante valutare il contesto scientifico e culturale del loro tempo, cioè gli ultimi decenni dell'800 e i primi anni del '900.

I grandi eventi che si sono verificati tra il 1861 e il 1913 sono stati la nascita dell'arte moderna, dapprima con gli Impressionisti, poi dal primo '900 con i Futuristi, i Cubisti, gli Astrattisti, ecc.; l'uso della fotografia nelle pubblicazioni; le scoperte di arte del Paleolitico superiore (dipinti zoomorfi in grotta), e le nuove acquisizioni dell'etnologia. Questi eventi hanno influito, in qualche modo, nell'interpretazione delle sculture del Paleolitico inferiore e medio. Newton nei disegni delle sue sculture usò didascalie di ispirazione "artistico futurista".

Tra i ricercatori di arte di questa seconda fase, E. Harroy è stato certamente il più impegnato. Ha raccolto e acquistato più di 100.000 sculture in selce, facendo una suddivisione tra le teste umane e quelle di animali (cervo, uccello, leone, orso, cane, ecc.) e una suddivisione delle sculture bifronti, sia di teste umane, che di animali, con le loro varie combinazioni di abbinamento, e una classificazione dei tipi comuni e dei tipi rari (Fig.11).


Harroy ha iniziato una classificazione di tipi, che purtroppo non erano inseriti in un ordine completo. Le sue attribuzioni cronologiche, come quelle di altri ricercatori del suo tempo, sono il Paleolitico medio e il Paleolitico superiore, ma la mia interpretazione per la maggior parte delle sculture attendibili, cioè sicure, e non casuali, è l'attribuzione al Paleolitico inferiore (Acheuleano e Clactoniano), e più raramente al Paleolitico medio e al Paleolitico superiore. (Oggi sappiamo che esiste scultura antropomorfa e zoomorfa bifronte in parallelo alla civiltà maddaleniana con dipinti zoomorfi, che è stata reperita a El Juyo in Spagna e a Bédeilhac in Francia). Quindi alcune attribuzioni al Paleolitico superiore di Harroy e di altri erano giuste.

Se non sono andate disperse, sarebbe importante trovare le sculture che hanno raccolto Harroy, Thieullen, Newton e Dharwent, in quanto le fotografie pubblicate sui loro libri sono poche rispetto al materiale raccolto (Fig.3 e Fig.7).
Questi studiosi, cento e più anni fa, hanno avuto la possibilità di raccogliere moltissime sculture, cosa che oggi non è più possibile, in quanto, nelle loro zone di ricerca, vi è stata una grande quantità di opere di urbanizzazione e di industrializzazione, anche in agricoltura, e terreni coperti da nuove strade e autostrade, e quindi, è ormai difficile trovare appezzamenti di terreno in cui fare ricerca.

A. Thieullen nel 1900 riferiva di "pietre figure" con ritocchi intenzionali, e questo è esatto solo in parte (Fig.10).


Nel Paleolitico inferiore le sculture erano ricavate da ciottoli o da frammenti di roccia, ed erano lavorate su tutta la superficie, anche se non a "tutto tondo". Le pietre che avevano una forma naturale, quasi antropomorfa o zoomorfa, venivano perfezionate con pochi ritocchi, ma questo generalmente si riscontra nelle zone dove prevalgono i noduli di selce; e, comunque, non esistono raffigurazioni bizzarre e fini a se stesse, in quanto vi sono delle tipologie ben definite e preordinate, quindi la forma del nodulo, serve solo ad accelerare l'esecuzione dell'opera.
Sia le sculture, sia gli utensili, sono condizionati dalle dimensioni e dalla forma delle pietre (ciottoli, frammenti di roccia, noduli di selce, pietre dure o tenere, ecc.) che si trovano nel territorio, ma la tipologia, salvo piccole variazioni, non cambia.

Le interpretazioni dei manufatti sono di molti tipi.
L'interpretazione degli utensili è prevalentemente controllabile con esperimenti tecnici, e quindi, è più semplice, mentre l'interpretazione delle sculture è ben più complessa, perchè comprende anche gli aspetti spirituali.
I "ricercatori accademici", nella seconda metà del '900, sono numerosi, sono sparsi in tutto il mondo, e la loro organizzazione è simile ad un'azienda multinazionale, e quindi godono di fondi per la ricerca dal loro Stato, che invece non hanno i "ricercatori privati" dell'arte del Paleolitico inferiore e medio.
I "ricercatori accademici" degli utensili litici hanno realizzato importanti studi sulla produzione di copie di utensili paleolitici, determinando le tecniche di lavorazione che venivano usate dagli ominidi. Inoltre, sempre attraverso prove, e poi con l'uso del microscopio, sono riusciti a stabilire gli utensili litici adoperati per tagliare o raschiare le pelli, il legno, e per far buche nel terreno per cercare vegetali, e questo su utensili reperiti nell'Africa australe e datati tra 2.000.000 e 1.500.000 anni fa.
Non mi risulta che i "ricercatori privati" abbiano fatto copie di sculture per determinare le tecniche di lavorazione, comunque, le tecniche di scheggiatura per le sculture in selce sono simili a quelle usate per fare utensili, con la differenza che non si producono margini taglienti, ma si modella una forma, quindi con tecniche più laboriose.
La prima interpretazione di una scultura del Paleolitico inferiore consiste nello stabilire se è vera o falsa, e qui occorre la conoscenza delle tecniche di lavorazione.
La seconda interpretazione riguarda il soggetto raffigurato, e, anche in questo caso, ci vuole conoscenza. Per esempio, Boucher de Perthes prima, e Dharwent dopo, hanno interpretato alcune sculture come teste di scimmie; e questi sono errori di interpretazione da correggere, in quanto le sculture sono valide, e sono del Paleolitico inferiore. Comunque, l'interpretazione in scultura di una raffigurazione di testa di scimmia, una volta poteva essere plausibile, in quanto in Europa si andavano scoprendo resti fossili di mammiferi, che vivono ancora in Africa come le scimmie.
Nell'interpretazione della raffigurazione della testa, sono state fatte nuove acquisizioni nella seconda metà del '900, che non si conoscevano nell'800, e sono:
- nella scultura paleolitica, protostorica, storica ed etnografica, moltissime sono le sculture che sono un misto di teste di uomo e di animale, e sono di tre tipi : 1) una testa di animale unita per la nuca a una testa umana, 2) una testa con mezza faccia umana e mezza faccia di animale, 3) una faccia o una testa completamente misto uomo e animale. Di difficile interpretazione, per chi non è allenato, è il terzo tipo.
- le deformazioni stilistiche che esistono nell'arte di tutti i tempi e di tutto il mondo, e quindi anche nel Paleolitico inferiore, dove la testa può essere fatta in migliaia di modi (anche se, in ogni fase culturale, sempre nello stesso modo), fino a diventare irriconoscibile: alcuni la definiscono "simbolica", ma non è giusto, perchè rientra sempre nello stile, cioè nel linguaggio dell'arte.
- le raffigurazioni di teste di ominidi e dei Neanderthaliani antichi, cioè con fronte sfuggente e senza mento, traggono in inganno se non si conoscono, tanto più quando la scultura ha una deformazione stilistica.
- nella scultura del Paleolitico inferiore, le teste di mammiferi sono raffigurate senza corna e senza zanne (così come le statuine femminili "veneri" del Paleolitico superiore sono prive di piedi), e nelle interpretazioni è necessario tenerne conto. Le raffigurazioni di teste singole sono di tre tipi : umana, di animale, e mista uomo animale. Le teste umane sono le più facili da interpretare.
La terza interpretazione riguarda gli aspetti spirituali dell'arte del Paleolitico inferiore, che consistono nel cercare di dare una spiegazione sui motivi per cui gli ominidi hanno fabbricato le sculture.
Per gli utensili l'interpretazione è stata più facile; per esempio, si è capito subito che le lame di selce servivano per tagliare le pelli e la carne.
Per lungo tempo i ricercatori delle "pietre figure" non hanno affrontato il problema della funzione dell'arte, e anzi, vi è sempre stata una grande confusione, anche collegata alle mode artistiche e culturali del loro tempo.
Boucher de Perthes aveva diviso una parte delle sue sculture in "tipi egiziani, assiri, monumenti druidici, monumenti celtici...", in quanto in quel momento questo tipo di archeologia era di moda.
Harroy, seguendo le nuove acquisizioni dell'etnologia, si rifà al "totemismo".
L'orientamento alla fine del secolo e fino al 1913 era prevalentemente l'arte per l'arte, anche se non specificato, in quanto nelle pubblicazioni non si ipotizza l'uso dell'arte per fini religiosi, e in fotografia vengono pubblicate le sculture con maggiore affinità ai soggetti raffigurati nei quadri e nelle sculture impressioniste dell'epoca.

Oggi sappiamo che l'arte per l'arte non è assolutamente proponibile per il Paleolitico inferiore, e che quindi l'arte figurativa (scultura antropomorfa e zoomorfa) veniva prodotta per riti di culto. In questo senso, gli studi sono orientati su alcuni tipi di sculture antropomorfe e zoomorfe bifronti, che troviamo ininterrottamente nel Paleolitico inferiore, medio, superiore, nel Mesolitico, nel Neolitico, nei periodi storici, e nell'etnografia di tutto il mondo, tranne l'Australia.
Riuscire a definire i riti di culto degli ominidi di uno o due milioni di anni fa, forse sarà più facile, che capire per quale motivo i "ricercatori accademici" si sono sempre disinteressati all'arte del Paleolitico inferiore e medio (ex pietre figure).


LA TERZA FASE DELLE RICERCHE (1914 - 1945)
MEDIO EVO


In Europa, tra il 1914 e il 1945, ci sono state due guerre mondiali, e un periodo intermedio di venti anni che ha visto in alcune nazioni l'avvento del Comunismo, del Fascismo e del Nazismo, con conseguenti tensioni con le Democrazie, che hanno danneggiato molto il progresso della ricerca dell'arte.
Non so quanto hanno fatto i "ricercatori accademici" di utensili, ma i "ricercatori privati" di arte devono avere fatto ben poco, perchè non conosco una sola pubblicazione. Per 30 anni un velo spesso ha coperto la scienza dell'arte del Paleolitico inferiore e medio, come nel Medio Evo erano nel silenzio altre scienze. Comunque, questo Medio Evo persiste ancor oggi, in parallelo ad isolati e validi ricercatori e a sporadiche ed importanti scoperte di arte, anche da parte di "nuovi ricercatori accademici", che comunque si uniscono al "Risorgimento" degli studi sull'arte del Paleolitico inferiore della seconda metà del '900.

Certamente, in Europa non si è fermato tutto, in quanto gli studiosi d'arte che pubblicarono fino al 1913 avranno continuato anche dopo.
Nel 1947 compare a Parigi un ricercatore austriaco, il principe Antonin Juritzky, con un'importante mostra di sculture litiche del Paleolitico inferiore e medio. Questi materiali sono stati raccolti in Francia tra le due guerre mondiali.
Juritzky, nato nel 1887, nel 1913 aveva 26 anni, quindi è possibile che conoscesse le pubblicazioni dei grandi ricercatori del Periodo Classico.
Comunque, l'assenza di pubblicazioni sull'arte rende ininfluente questo periodo in Europa.
La vecchia Europa, vuoi per le guerre, vuoi per la mentalità conservatrice, inizia a perdere il primato che aveva nella scienza.
Una ventata di freschezza, che per me è rivoluzionaria, viene dall'Africa, dove evidentemente si è formata una classe di ricercatori scientifici più moderna.

L'unica notizia che ho di scoperte di arte del Paleolitico inferiore (pre-arte) proviene dal Sud Africa, ed è straordinariamente interessante. Un insegnate locale, W.I. Eitzman, ha trovato nel 1925 in una caverna a Makapansgat una piccola pietra antropomorfa che vi è stata trasportata da un australopiteco 3.000.000 di anni fa, facendo un percorso di 4,8 chilometri.
Questa pietra è considerata casuale da chi l'ha studiata, e comunque, per me rappresenta, facendo un rapporto con gli utensili litici, l'utensile casuale trovato fatto e adoperato prima che avvenisse la fabbricazione abituale, cioè la pre-arte.
La pietra raffigura una testa di uomo (Fig. 1), e, voltata, raffigura una testa di australopiteco (cioè due differenti ominidi), e quindi come tipo di scultura è bifronte.
Di recente si è occupato di questo reperto l'antropologo Robert G. Bednarik, che lo ha attribuito da 2,5 a 2,9 milioni di anni; in precedenza se ne erano occupati M.D. Leakey (1971), R.A. Dart (1974), K.P.Oakley (1981), che sono tra i più importanti antropologi per i loro studi e scavi in Africa orientale e nell'Africa del Sud.
In una bellissima relazione su questa forma di pre-arte, R.A. Dart conclude dicendo che "nella fase di australopithecine di sviluppo umano già avevano raggiunto un livello dell'umanoide di auto-realizzazione e di consapevolezza di sé".

La pietra antropomorfa di Makapansgat non l'ho vista, e conosco soltanto il disegno che presento. Se autorevoli studiosi come Mary Leakey e Raymond Dart sostengono la fattura naturale, cioè senza ritocchi umani, ci credo, tuttavia, in considerazione che è bifronte, che raffigura due diversi tipi di ominidi, che il tipo di pietra non è duro ai fini della lavorazione, e che è datata a 2.500.000, quando già si costruivano utensili, potrebbe esserci stata (mia ipotesi) una parziale lavorazione, le cui tracce sono andate distrutte.

Dagli anni '30, L.S.B. Leakey e la moglie Mary hanno iniziato le loro ricerche nell'Africa orientale o Australe, e dopo 25 anni hanno avuto la fortuna di trovare resti fossili di ominidi associati ad utensili litici, che hanno rivoluzionato gli studi sulle origini dell'uomo.
Altrettanto importante è stata la scoperta di Mary Leakey di una scultura litica antropomorfa olduvaiana datata a 1.700.000 anni, e pubblicata nel 1961 - 1963.


LA QUARTA FASE DELLA RICERCA (1946 - 2002)
IL RINASCIMENTO


La scienza dell'arte del Paleolitico inferiore e medio, fino al 1913 era localizzata nella Francia centro-settentrionale e nel Sud dell'Inghilterra. Poi vi è stata la fase medioevale tra le due guerre mondiali su cui è calato il sipario. Dopo il 1946 vi è stato un forte "Rinascimento" della ricerca, con scoperte in altri paesi d'Europa, in Africa e in Asia. Gli studiosi che, con diverso impegno ed estrazione culturale, si sono interessati nella seconda metà del '900 all'arte del Paleolitico inferiore, appartengono ai seguenti paesi : Francia, Inghilterra, Italia, Grecia, Danimarca, Spagna, Olanda, Germania, Austria, Belgio, Messico, Argentina, Israele, Kenya, Sud Africa, U.S.A.

Per la prima volta, dopo oltre 100 anni, nella seconda metà del '900, si sono interessati all'arte del Paleolitico inferiore anche alcuni "ricercatori accademici" di notevole valore. Si tratta di ricercatori di fossili umani, di utensili e di altri resti della cultura materiale, quindi non si tratta di studiosi di arte del Paleolitico inferiore in senso tradizionale. Questi studiosi hanno avuto la fortuna di trovare, in siti databili, alcune sculture del Paleolitico inferiore, che sono estremamente interessanti, (ma che, come tipologia, erano già note agli studiosi dell'arte), ed hanno coinvolto altri "ricercatori accademici". Di questi studiosi parlerò in seguito a proposito dei reperti di arte con "datazione assoluta", ma prima uno sguardo ai "ricercatori privati" europei, che rientrano nella tradizione degli studi sull'arte del Paleolitico inferiore.

Il primo ricercatore di sculture del Paleolitico inferiore della quarta fase delle ricerche, di cui ho notizia, è stato il principe Antonin Juritzky. Nato in Austria nel 1887, si è trasferito a Parigi nel 1938, dove è morto nel 1961. E' stato archeologo, storico dell'arte, collezionista, antiquario, e con varie altre attività collegate al mondo dell'arte.
La sua attività di raccolta si è svolta negli anni '30 e '40 in stazioni di superficie ricche di selce, probabilmente nel Centro-Nord della Francia.
Il suo rapporto con la scienza ufficiale non è stato certamente buono, cioè lui non ha destato nessun interesse nella scienza ufficiale, come i suoi predecessori, in quanto le prime presentazioni dei suoi reperti sono avvenute a Parigi nel 1947, esponendo in gallerie d'arte private. In queste mostre, alle sue sculture dava la definizione di "Art Brut", che è il nome di un movimento artistico d'avanguardia del tempo.
Mi è nota solo una sua pubblicazione (A. Juritzky, 1953).
Juritzky, probabilmente, non aveva buona conoscenza delle tecniche di lavorazione della selce, e attribuiva un'età massima di 40.000 anni, che allora era il Paleolitico medio (Fig.8).
Da un esame delle fotografie della sua pubblicazione del 1953, si può ritenere che la maggior parte delle sculture antropomorfe siano da attribuire al Paleolitico inferiore (Acheuleano e Clactoniano), e una minima parte al Paleolitico medio; mentre riguardo ad alcune sculture zoomorfe, dalle fotografie non è possibile dare un giudizio, in quanto prevale la forma naturale del nodulo di selce, e non si vedono i ritocchi umani per perfezionarla. Importanti sono le sue sculture antropomorfe bifronti, che sono completamente lavorate da ogni parte. Sembra che la sua collezione sia in pericolo di dispersione.

Meritano menzione i nuovi "raccoglitori collezionisti", che sono ai margini della scienza, che si interessano un po' di preistoria, e in considerazione che la maggior parte delle persone non sa neanche che cos'è la preistoria.
A partire dai primi anni '60, nell'Europa occidentale, inizia su vasta scala una ricerca di manufatti litici paleolitici, in giacimenti di superficie, ad opera di dilettanti, di ogni età, che non sono studiosi, ma collezionisti.
I collezionisti di utensili litici, che ho conosciuto, cercavano soltanto quelli "belli", e non raccoglievano sculture, e questi erano e sono in maggior numero. I collezionisti di sculture, invece, non raccoglievano utensili, evidentemente avevano mentalità diversa dai raccoglitori di utensili.
Ho conosciuto una ventina di questi raccoglitori di sculture tra il 1982 e il 1985, e tutti dell'Europa occidentale. (Adesso, ho appreso su Internet, che ci sono anche "raccoglitori collezionisti" americani di sculture paleolitiche, o presunte tali).
Questi raccoglitori non conoscevano neanche le tecniche di lavorazione degli utensili litici, di conseguenza nelle loro collezioni ho trovato pietre zoomorfe e antropomorfe generalmente casuali, e rare le sculture del Paleolitico inferiore. Ho visitato la casa di uno di questi collezionisti, nel Surrey in Inghilterra, e ho trovato molto materiale interessante, che proveniva dalla zona circostante la sua casa di campagna. Da un'ispezione fatta sui campi, le poche industrie litiche che ho trovato erano tutte riferibili al Clactoniano, quindi le sculture che aveva (sensu lato) si possono attribuire al Clactoniano. Le più importanti erano due sculture in selce antropomorfe bifronti, cioè raffigurazione di due teste umane unite per la nuca, tipiche, che avevo già trovato nell'Italia del Sud. La maggior parte del materiale, comunque, erano noduli di selce, vagamente zoomorfi, con rotture naturali.
Questi collezionisti mi avevano contattato dopo la mia pubblicazione "Prescultura e scultura preistorica" del 1982, in quanto non erano mai riusciti ad avere informazioni o perizie dai "ricercatori accademici" dei loro paesi.

Io non vedo di buon occhio questo tipo di collezionismo, in quanto col tempo, le sculture o gli utensili, finiscono per essere dispersi nei posti sbagliati, o ad andare distrutti, sia perchè il collezionista si stanca, oppure perchè muore, e ai parenti non interessano le sue collezioni. Tuttavia, prima di fare ricerche in una zona, se si ha occasione di conoscere un collezionista della zona, visitare la collezione può essere molto utile.

I "raccoglitori collezionisti" generalmente hanno due abitudini. Ci sono collezionisti che tengono pochi pezzi rappresentativi, che costantemente se li guardano, e altri che ne tengono grandi quantitativi, fino a dimenticarsene.
Il collezionista che visitai nel Surrey, aveva decine di casse con sculture o presunte tali, con pietre e noduli antropomorfi e zoomorfi, e anche utensili e avanzi di lavorazione, tutto in selce. Impiegai quasi una settimana a controllare tutto, con notevole fatica, e un certo godimento, in quanto c'era sempre la speranza di trovare qualcosa di importante, come avvenne.
Una cosa sconcertante di questi collezionisti, ma che si verifica anche nel pubblico in occasione di mostre di sculture e utensili del Paleolitico inferiore e medio, è la loro ignoranza totale sulla forma, sull'uso, e sulle tecniche più elementari per fabbricare un utensile; quindi, hanno una grande confusione mentale, che li porta a vedere profili di teste, o immagini di animali, persino in piccoli utensili litici, dove la dentellatura che dà la finta immagine, può essere stata causata dall'usura o dalla rottura in un rotolamento alluvionale.

Dopo Juritzky, i "ricercatori privati" che hanno prodotto pubblicazioni importanti sull'arte del Paleolitico inferiore, sono O. Menghin (1961, 1963), A. Rust, G. Steffens (1962), W. Matthes (1963, 1964, 1965, 1966), P. Gaietto (1968, 1974, 1982, 1984, 2000, 2001, 2002), L.Filingeri ( 1984, 2002) (Fig.4).

Esistono altri ricercatori, e in numero assai maggiore, che hanno fatto pubblicazioni, che non sono scientifiche, ma sono fantastiche, anche se tra i loro reperti ci può essere qualche scultura valida, e per questo non cito né i nomi, né la bibliografia.Le interpretazioni fantastiche possono essere infinite, ma ne cito soltanto una, per esempio : collegare il mito di Atlantide con le sculture del Paleolitico inferiore e medio! Queste pubblicazioni, oltre ad essere una perdita di tempo a leggerle, confondono le idee per chi vuole capire la "verità" su queste antiche forme d'arte, in cui vi è già difficoltà, per molti studiosi, a distinguere il "vero dal falso", proprio nella scultura stessa.

I "ricercatori privati" dell'arte di cui, invece, cito le pubblicazioni, da Boucher de Perthes ad Harroy ad oggi, hanno pubblicato i loro reperti con criteri scientifici, che si possono sintetizzare così :
- disegni e fotografie delle sculture, atte ad essere interpretate bene,
- misure delle sculture,
- luogo di reperimento,
- descrizione del soggetto raffigurato in modo esauriente,
- attribuzione culturale e cronologia relativa (sensu lato), secondo le conoscenze del momento, che sono quelle stabilite per le industrie litiche dai "ricercatori accademici",
Le opinioni personali sono necessarie, e ci sono sempre, e non ha importanza che siano tutte accettabili, in quanto, quando lo studioso si attiene alle cinque descrizioni precedenti, le sue opinioni generalmente sono nella norma.

Negli anni '60 compaiono in Germania le prime pubblicazioni con il più alto numero di fotografie di sculture del Paleolitico inferiore e medio, che sono state fatte dai primi anni del secolo. Queste pubblicazioni sono di Walter Matthes, a cui va il merito di aver fatto ricerche nel nord della Germania, e a sud della Danimarca, cioè in una zona in cui i grandi ricercatori francesi e inglesi dell'800 e del primo '900, non avevano mai esplorato.
Walter Matthes era un accademico, in quanto insegnava preistoria all'Università di Amburgo, ma purtroppo devo inserirlo tra i "ricercatori privati" e non tra i "ricercatori accademici", in quanto le sue ricerche non sono mai state accettate dalla scienza ufficiale.
Matthes, oltre le sculture, raccoglieva anche utensili, e li sapeva disegnare molto bene.
Ad Amburgo aveva fondato un museo, molto bello ed estremamente importante, con le sue sculture del Paleolitico inferiore e medio, che ha avuto grande successo, ed è stato meta di intelletuali di varia estrazione, di noti studiosi d'arte, tra cui Herbert Kunh.
Matthes ha partecipato a congressi internazionali di preistoria, ed è stato un punto di riferimento dei raccoglitori del Nord Europa per oltre 20 anni.

I musei di arte del Paleolitico inferiore e medio hanno vita breve.
Juritzky collocò le sue sculture in un museo in Olanda; Matthes fondò un museo in Germania (presso l'Università); Gaietto fondò un museo in Italia (presso un centro culturale), ci fu tanto risalto sulla stampa, notevole affluenza di pubblico, assenza di rappresentanti della scienza ufficiale.
Oggi i tre musei sono chiusi, con i materiali ritirati dalle sale, e la colpa è di una scienza ufficiale, che definire feroce è poco, in quanto distrugge, senza neanche analizzare le opere, senza neanche farsi vedere.

Le sculture del Paleolitico inferiore che si reperiscono in un territorio favorevole, a volte sembrano numerose, ma sono estremamente rare, se si considera che sono state fatte in un arco di 500.000 anni. Se poi si fa un rapporto con le incisioni rupestri dei luoghi di culto dell'età del bronzo (esempio : Valle delle Meraviglie, Francia, 40.000 incisioni in 6.000 anni), allora la rarità delle sculture del Paleolitico inferiore diventa ancora maggiore, in quanto si deve tenere conto che il bisogno di arte per i riti di culto ha sempre occupato l'uomo nella stessa misura.

Dal 1960 Gaietto inizia le ricerche nei più importanti giacimenti di superficie del Paleolitico inferiore del Sud Europa (Italia, Francia, Spagna, Grecia); nel 1974 pubblica una suddivisione delle sculture in fasi culturali (Abbevilliano, Acheuleano, ecc.); nel 1982 pubblica una tipologia, che comprende anche l'evoluzione della sculture.
Dal 1975 Licia Filingeri inizia la ricerca sull'arte, sia sul campo, sia negli aspetti psicologici collegati ai riti di culto, cioè all'uso dell'arte.


LA QUARTA FASE DELLA RICERCA
TIPOLOGIA E CRONOLOGIA


Tipologia e cronologia sono strettamente collegate nei manufatti litici del Paleolitico inferiore.
Già Boucher de Perthes distingueva i manufatti litici, reperiti nelle "sabbie diluviali", da quelli reperiti in strati più recenti. I manufatti umani si rinvennero spesso "in situ", in livelli perfettamente definiti dal punto di vista stratigrafico. Non vi è stata quindi difficoltà a situare questi manufatti nel tempo.

Gli studi sull'arte del Paleolitico inferiore fino al 1980 non avevano prodotto né una tipologia, né una cronologia, salvo la generica attribuzione al Paleolitico inferiore.
Harroy assegnava erroneamente i suoi reperti al Paleolitico medio e al Paleolitico superiore, invece, io ritengo che siano da attribuire in parte al Paleolitico inferiore e in parte al Paleolitico medio, e la sua tipologia, molto precisa sugli abbinamenti nelle sculture antropomorfe e zoomorfe bifronti, riguardava le sculture rare e quelle comuni, ma non è stata utile per una prosecuzione della ricerca su base tipologica.
Juritzky datava le sue sculture a 40.000 anni, cioè al Paleolitico medio, ma erroneamente, in quanto sono da assegnare quasi totalmente al Paleolitico inferiore.
Matthes ha attribuito le sue sculture al Paleolitico inferiore e medio, in modo corretto.
Né Juritzky, né Matthes hanno impostato una tipologia, ma si sono limitati a presentare fotografie, di una notevole varietà di tipi.
A questi ricercatori va il merito di avere raccolto notevoli quantità di sculture, che mi auguro non vadano disperse.
Questi ricercatori, fino a Matthes compreso, in Europa non hanno raccolto sculture dell'Olduvaiano (Pebble Culture), probabilmente perchè non esistono nella zona delle loro ricerche.

Una tipologia e una cronologia delle sculture del Paleolitico inferiore ora esiste (Gaietto, 1982), ed ha avuto notevoli perfezionamenti (Gaietto 2000, 2001, 2002).
Questa tipologia si basa su un centinaio di sculture reperite in Europa, Africa e Asia; ognuna ha un'attribuzione culturale. Le più antiche appartengono all'Olduvaiano, le più recenti all'Acheuleano evoluto, alla soglia del Paleolitico medio.
Questi tipi di sculture sono collocati in ordine cronologico, seguendo la cronologia della cultura materiale, che, come è noto, si basa sulle industrie, e che, al momento, è la cronologia più affidabile.
La tipologia delle fasi più antiche, è costituita dalla raffigurazione in scultura della sola testa, poi in ogni fase culturale successiva vi è un aumento progressivo di tipi, che corrispondono anche ad un aumento della composizione della scultura stessa.

L'attribuzione culturale delle sculture del Paleolitico inferiore avviene seguendo due metodi principali : le affinità tra la tecnica di lavorazione delle sculture e la tecnica di lavorazione degli utensili litici, di cui esistono consolidate attribuzioni culturali, e le affinità tra sculture e utensili costituite dalle distinzioni basate sullo stato fisico (patina, fluitazione, ecc.).
Tipologia, attribuzione culturale e conseguente cronologia, sono strettamente collegate, e si basano anche su altre rilevazioni - i tipi umani raffigurati nella scultura antropomorfa, cioè raffigurazioni di teste di ominidi (in tutto o in parte il profilo del cranio), dove le specie più antiche, si riscontrano anche nei tipi di sculture più antiche, anche per la tecnica di scheggiatura, seguendo la stessa evoluzione con raffigurazioni di teste di ominidi più recenti, e tecnica di lavorazione della scultura più evoluta. Quindi, evoluzione che corrisponde a cronologia:
- aumento della composizione nelle raffigurazioni : dalla testa singola alla testa bifronte, cioè due teste unite per la nuca; dalla testa singola con il collo alla testa umana con il corpo verticale; mentre per le teste di animali l'aumento della composizione è il corpo orizzontale (mammiferi) senza arti.
Sono state classificate anche sculture con testa di animale e corpo verticale di tipo umano, e altre combinazioni uomo animale, che avevano sicuramente carattere religioso, e che si riscontrano anche nei periodi successivi.
- anche lo stile delle sculture è una componente dell'indagine archeologica. Lo stile è stato teorizzato il "linguaggio dell'arte" (Gaietto, 1982), in quanto, nella raffigurazione (scultura o pittura) di un periodo di un popolo, vi è sempre diversità rispetto a quella di un altro popolo, o nello stesso popolo in un altro periodo. Per esempio, la testa umana, presso cento civiltà nel tempo e nello spazio, è raffigurata in modo standardizzato (la moda di quel popolo e di quel tempo) in cento modi diversi.
La raffigurazione della testa può essere in stile molto realista, oppure con abolizione di particolari del volto, oppure allungata in senso verticale, oppure allungata in senso orizzontale, oppure caricaturale, oppure geometrica, ecc., ma è pur sempre una testa umana. Tutte queste variazioni sono il "linguaggio dell'arte", cioè raffigurare la stessa testa in modo diverso.
Lo stile non deve essere confuso con la forma e la composizione della scultura.
Per quanto possa apparire strano, a chi si avvicina a queste ricerche, anche nel Paleolitico inferiore, ogni scultura, anche quelle più antiche, hanno stili molto diversi, che testimoniano l'appartenza a periodi diversi. Gli estremi dello stile sono come nell'arte di tutti i tempi successivi, dal realismo proporzionato a deformazioni estreme di vario tipo.
E' necessario tenere in considerazione, nell'analisi di una scultura litica, lo stadio tecnologico, in quanto una grossolana lavorazione, non interferisce affatto nello stile.
L'analisi dello stile è più laboriosa nelle sculture ricavate da noduli di selce, che, comunque, sono assai rare.

L'impostazione della tipologia delle sculture del Paleolitico inferiore può comprendere anche sculture pubblicate con disegni e con fotografie molti anni fa, sempre che le descrizioni e le misure siano precise. Il lavoro di Boucher de Perthes in questo senso è ammirevole, in quanto nella prima metà dell'800 pubblicava le sculture e gli utensili con disegni, ed era estremamente preciso, in quanto le didascalie contenevano le misure (altezza, larghezza, spessore) delle sculture. Oggi il lavoro di Boucher de Perthes può essere ancora utilizzato a fini tipologici, per stabilire i tipi di sculture che erano nelle zone dove ha fatto ricerche.
Dai primissimi anni del '900 tutte le sculture sono pubblicate in fotografia, e con una sola fotografia, relativa alla vista più importante, e le misure in centimetri sono sostituite dalle dimensioni: 1/4, grandezza naturale, ecc.
Negli anni '60 del secolo appena concluso, Matthes, per certe sculture, pubblica anche tre fotografie : laterale, posteriore, semifrontale, e le misure con le dimensioni : 5/9, grandezza naturale ecc. Le fotografie sono in bianco e nero.
Dagli anni '70 ad oggi, Gaietto pubblica per ogni scultura del Paleolitico inferiore e medio anche sette fotografie, cioè da ogni lato, sopra e sotto, e una vista semifrontale, poi aggiunge uno o più disegni del contorno della scultura, evidenziando la zona dell'occhio, come centralità della testa, con dei simboli grafici, per la giusta interpretazione della scultura; mentre le dimensioni le indica in centimetri (altezza, larghezza, spessore). Le fotografie prima erano in bianco e nero, ora sono a colori. Dal 1983 Gaietto usa anche filmati, in quanto permettono di mostrare la scultura in modo continuo e senza interruzioni, come se l'osservatore l'avesse tra le mani.


LA QUARTA FASE DELLA RICERCA
LE DATAZIONI ASSOLUTE


Le datazioni assolute dei manufatti litici, con le nuove tecnologie, avvengono quando i manufatti sono reperiti in siti databili.
In Europa i siti databili del Paleolitico inferiore sono assi rari, mentre in Africa sono frequenti.
Queste moderne datazioni assolute non sostituiscono i metodi di datazione tradizionali, ma li integrano; ed hanno portato un certo scompiglio tra le datazioni dei manufatti litici europei e africani, tanto che, personalmente, ho il dubbio che questi sistemi di datazione siano ancora da perfezionare.

Prima di entrare nel merito delle scoperte di sculture del Paleolitico inferiore con datazione assoluta, ritengo utile fare una panoramica delle convenzioni della scienza ufficiale sulle datazioni assolute dei fossili di ominidi e dei cicli culturali, che sono costituiti prevalentemente dai manufatti litici, cioè dagli utensili e dalle sculture.

Le sculture antropomorfe bifronti del Paleolitico inferiore, cioè le sculture che uniscono due teste umane per la nuca con sguardo in direzione opposta, spesso raffigurano due tipi umani chiaramente diversi uno dall'altro, che testimoniano la convivenza di specie di ominidi diversi.
I numerosi reperti fossili di ominidi in Africa testimoniano la convivenza di ominidi di specie diverse, di cui è stato possibile ottenere le datazioni assolute, che sono le seguenti:
da 2.500.000 a 2.300.000 anni Australopithecus africanus e Australopithecus boisei,
da 2.300.000 a 2.000.000 anni Australopithecus africanus , Australopithecus boisei e Homo habilis,
da 2.000.000 a 1.800.000 anni Australopithecus boisei, Australopithecus robustus e Homo habilis,
da 1.800.000 a 1.600.000 anni Australopithecus boisei, Australopithecus robustus, Homo habilis e Homo erectus,
da 1.600.000 a 1.000.000 anni Australopithecus boisei, Australopithecus robustus e Homo erectus,
da 1.000.000 a 700.000 anni Australopithecus boisei e Homo erectus,
da 700.000 a 500.000 anni Homo erectus (periodo con scarsità di fossili),
da 500.000 a 200.000 anni Homo erectus e Homo sapiens arcaico

Le industrie e l'arte del Paleolitico inferiore sono di tre tipi :
- Olduvaiano (Pebble Culture)
Manufatti su ciottolo (choppers) e su scheggia.
- Acheuleano
Manufatti su scheggia con bifacciali (amigdale)
- Clactoniano
Manufatti su scheggia senza bifacciali
Questi manufatti hanno una fase iniziale con prodotti grossolani, e una fase finale con prodotti evoluti.

Le datazioni più condivise dai vari autori sono le seguenti :
Africa
- Olduvaiano (Pebble Culture) da 2.500.000 a 700.000 anni
- Acheuleano............................da 1.500.000 a 200.000 anni
- Clactoniano...........................da 700.000 a 200.000 anni
Europa
- Olduvaiano (Pebble Culture) da 1.000.000 a 700.000 anni
- Acheuleano........................... da 500.000 a 200.000 anni
- Clactoniano........................... da 700.000 a 200.000 anni
(Nota : il termine Pebble Culture non è più in uso in Africa, ma lo è ancora in Europa. Il termine Clactoniano non è in uso in Africa, ma lo adotto per definire le "industrie senza bifacciali". A Isernia, in Italia, il Clactoniano è stato datato a 736.000 anni.)

I tre cicli culturali del Paleolitico inferiore in Africa durano 2.300.000 anni (da 2.500.000 a 200.000 anni), mentre in Europa durano 800.000 anni (da 1.000.000 a 200.000 anni), quindi in Africa sarebbe cominciato tutto prima, cioè 1.500.000 anni, ma, nonostante questo, i manufatti africani e quelli europei sono sostanzialmente uguali dall'inizio alla fine del Paleolitico inferiore.

Nella cronologia dell'arte del Paleolitico inferiore, nel rapporto Europa-Africa è necessario considerare soltanto le fasi culturali, come se in Africa e in Europa avessero avuto la stessa durata. Le datazioni dell'Asia sono simili a quelle europee, e di conseguenza (per l'arte) anche a quelle africane.

Personalmente ho forti dubbi sulla sicurezza delle datazioni assolute, fatte con le attuali tecnologie, in quanto, periodi di alcuni milioni di anni di progresso culturale umano, che comprendono periodi di 500.000 anni senza nessun progresso culturale, mi sembrano decisamente contro la logica dell'evoluzione. Comunque, adotto queste datazioni, anche se credo non portino alcun giovamento allo studio dell'arte del Paleolitico inferiore.

Ammesso che i giacimenti olduvaiani europei siano stati distrutti da variazioni climatiche, il divario con l'Africa è pur sempre di 1.500.000 anni; il divario tra l'Acheuleano africano e quello europeo è di 1.000.000 di anni; mentre il Clactoniano inizia 700.000 anni fa contemporaneamente nei due continenti; inoltre l'Acheuleano in Africa inizia 800.000 anni prima del Clactoniano, mentre l'Acheuleano in Europa inizia 200.000 anni dopo il Clactoniano, e, infine, si deve considerare che in Africa l'Acheuleano è più diffuso del Clactoniano, e si presenta in Europa con 200.000 anni di ritardo.
Tutti questi dati sono decisamente allarmanti, in quanto i manufatti dei tre cicli culturali sono praticamente simili in Europa e in Africa.
Con la fine del Paleolitico inferiore (circa 200.000 anni fa) si riscontrano nuove civiltà che differenziano l'Europa dall'Africa, ma vi sono anche prosecuzioni, per esempio : a Kalambo Falls, all'estremità sud orientale del Lago Tanganica, il Prof. Desmond Clark ha trovato un Acheuleano finale molto bello datato a circa 55.000 anni a. C. Esso è dunque pienamente contemporaneo del Musteriano dell'Europa occidentale.

Una delle più importanti sculture del Paleolitico inferiore con datazione assoluta è stata reperita da Mary Leakey nell'Africa orientale. Questa scultura è ricavata da un ciottolo, ed è lavorata da ogni parte. (Fig.2). Raffigura una testa di ominide senza il collo, con una deformazione stilistica di tipo allungato e caricaturale. Ma potrebbe anche raffigurare una testa di animale umanizzato, cioè un ibrido artistico uomo-animale. Proviene dalla Gola di Olduvai, in un sito datato a 1.700.000 anni.
L'attribuzione culturale è l'Olduvaiano (Pebble Culture). Misure : lunghezza cm. 7,5, altezza cm. 6, spessore sconosciuto.
Un'altra scultura dello stesso tipo e fase culturale è stata reperita in Italia in giacitura secondaria (Gaietto, 1982).
Mary Leakey con il marito Louis, ha sempre operato nella ricerca di fossili di ominidi e delle loro industrie in Africa orientale, e non ha mai fatto ricerca sulle origini dell'arte, ma questa scultura, trovata anche per un caso fortunato, le è apparsa tanto evidente, che ne ha pubblicato uno studio (M. Leakey 1960, 1963).
Della scultura di Olduvai si è occupato anche Raymond Dart, celebre per le sue scoperte in Sud Africa.

Un'altra importante scultura del Paleolitico inferiore con datazione assoluta è stata reperita a Berekhat Ram del Golan settentrionale nel 1980 dalla Prof. Naama Goren Imbar dell'Istituto Archeologico dell'Università Ebraica di Gerusalemme (Fig.14).
E' una piccolissima scultura che misura soltanto 35 millimetri di altezza. E' scolpita in tufo vulcanico, ed ha due datazioni da 233.000 a 800.000 anni e da 330.000 a 800.000 anni, comunque, non so per quale motivo i "ricercatori accademici" usano sempre le datazioni più basse.
L'attribuzione culturale è l'Acheuleano o il Clactoniano, come sostiene chi l'ha studiata.
Raffigura una testa con corpo; la testa ha sguardo rivolto verso l'alto; il corpo sembra avere dei seni, e da qui l'attribuzione femminile; è priva di arti superiori, e gli arti inferiori sono raffigurati fino all'altezza delle ginocchia. I tratti del volto non sono raffigurati, né sarebbe stato possibile date le piccole dimensioni della testa.
Questo tipo di scultura è il più piccolo che si conosca, ed è simile ad altri tipi inseriti nella tipologia della scultura del Paleolitico inferiore (Gaietto, 1982).
Questa scoperta è dovuta alla fortuna, in quanto la Prof. Goren Imbar non è ricercatrice di arte del Paleolitico inferiore, ma a lei va anche il merito di avere coinvolto in questo studio un notevole numero di importanti studiosi.

Le uniche tre sculture del Paleolitico inferiore con datazione assoluta non sono ancora servite ad avviare nell'ambiente dei "ricercatori accademici" una ricerca sull'arte degli ominidi.
La "pietra-figura" di Makapansgat pare abbia destato un certo interesse, in quanto ha dimostrato che l'australopiteco che l'ha raccolta aveva quasi facoltà umane, quindi è stata considerata (erroneamente) allo stesso livello di una bella conchiglia colorata.
La scultura olduvaiana trovata da Mary Leakey mi sembra che sia stata dimenticata.
Oggi ciò che conta sono le nuove scoperte, e chi le sostiene, quindi una scultura come quella di Mary Leakey, che è stata scoperta più di 40 anni fa (erroneamente) viene dimenticata.
La scultura di Berekhat Ram, al contrario, è d'attualità, in quanto se ne sono interessati di recente autorevoli "ricercatori accademici", ma al momento la risonanza che ha avuto riguarda soltanto la sua antichità, cioè la sua "origine" nel Paleolitico inferiore.
I "ricercatori accademici" non sanno neanche, o non vogliono sapere, che esistono consolidati studi sull'arte del Paleolitico inferiore, quindi, dato che per loro la più antica scultura è costituita dalle "veneri" del Paleolitico superiore, trovare una scultura nel Paleolitico inferiore è una grande scoperta, quasi un "miracolo".
Oggi il concetto di "origine", inteso come punto di partenza dell'evoluzione (nel nostro caso dell'arte) sembra non interessare i "ricercatori accademici", che invece sono affascinati dalla datazioni assolute, che superino altre datazioni.
Comunque, la scultura di Berekhat Ram, se verrà sostenuta, cioè se non entrerà nel dimenticatoio, potrebbe avviare le ricerche dell'arte del Paleolitico inferiore nell'ambiente dei "ricercatori accademici", come ho ipotizzato nelle conclusioni.




FOTOGRAFIE E DISEGNI DI SCULTURE SCOPERTE IN 150 ANNI







FIG. 1 Disegno di un ciottolo antropomorfo. Sul retro del ciottolo c'è una seconda immagine, che assomiglia al volto di un ominide. Questo ciottolo a due facce, dagli studiosi è ritenuto casuale, ma è stato usato da un ominide, come se fosse una scultura, e quindi si deve ritenere la prima forma conosciuta di PRE-ARTE, cioè l'uso del trovato fatto, prima della fabbricazione.
Reperita da W.I. EITZMAN nel 1925
Misure : non le conosco, forse circa 7 cm. di altezza
Provenienza : Makapansgat (Valley of the Northern Province, South Africa)
Datazione assoluta : 3.000.000 anni (Dart) e 2,5 - 2,9 milioni anni (Bednarik)
Reperto studiato da Raymond Dart, Mary Leakey, Robert G. Bednarik
(Disegno ricavato da un disegno di Bednarik)







FIG. 2 Disegno di scultura litica antropomorfa, reperita da MARY LEAKEY nel 1960 o precedentemente.
Raffigura una testa di ominide, ma forse è un ibrido artistico di uomo e animale.
Stile: la deformazione stilistica, come linguaggio artistico, è già evidente.
Misure: sono sul disegno; lo spessore non lo conosco.
Tecnica di lavorazione: è stata descitta da Mary Leakey.
Provenienza: Olduvai Gorge (Africa orientale)
Datazione assoluta: 1.700.000 anni.
Attribuzione culturale: Olduvaiano (Pebble Culture)
Reperto studiato da Mary Leakey, Raymond Dart, K.P. Oakley






FIG. 3 Scultura litica zooantropomorfa reperita da ISAIE DHARVENT nel 1902 o precedentemente.
E' una vecchia fotografia, in cui non si riescono a vedere le parti lavorate sul nodulo di selce. Forse è danneggiata da rotolamento alluvionale.
La raffigurazione, nell'interpretazione di Dharvent, era la testa di una scimmia; la mia interpretazione è diversa : il profilo della testa ha mandibola e fronte umana, mentre la bocca è di animale, quindi è un ibrido artistico.
Misure: probabilmente 6 cm. di altezza.
Provenienza: probabilmente Centro - Nord della Francia.
Attribuzione culturale: probabilmente Acheuleano medio.
In questa fotografia non si vedono le tracce di lavorazione, non si vede il retro; inoltre la bocca è atipica, forse influenzata dalla forma del nodulo di selce, quindi, non è possibile stabilire con certezza l'autenticità.






FIG. 4 Scultura litica zooantropomorfa reperita da WALTER MATTHES prima del 1969.
Raffigura, secondo Matthes, una "testa grottesca", mentre nella tipologia è un ibrido artistico di uomo e animale feroce. La mandibola è umana; la proporzione dell'altezza della testa è umana; il muso è dell'animale; la bocca è spalancata.
Misure: altezza cm. 8; spessore sconosciuto.
Tecnica di lavorazione: è scheggiata da ogni parte, come si vede in fotografia. La bocca aperta è ricavata da una rientranza della forma originaria del nodulo di selce, e si desune dal colore più chiaro nella bocca, che è la scorza che avvolge i noduli di selce, che all'interno sono di colore scuro.
Provenienza: Wittenbergen (Germania del Nord)
Attribuzione culturale: secondo Matthes è il Paleolitico inferiore; ma secondo l'interpretazione della tipologia e della tecnica di lavorazione, si può essere più precisi attribuendola all'Acheuleano finale.






FIG. 5 Scultura litica antropomorfa reperita da JACQUES BOUCHER DE PERTHES probabilmente nella prima metà dell'800.
Boucher de Perthes la definì "figura umana". Nell'attuale tipologia è classificata come testa umana senza il collo, in versione frontale con bocca spalancata. Nella scultura del Paleolitico inferiore, la bocca, spalancata in modo enorme, viene interpretata come un "urlo", e si intende come una delle prime manifestazioni di "movimento".
(Per la scienza ufficiale francese questa scultura è un falso, cioè uno scherzo di natura.)
Misure: probabilmente è alta circa 15 cm., e questo si desume dalle parti lavorate.
Tecnica di lavorazione: è ricavata da un nodulo di selce vuoto all'interno. Le parti lavorate, che si vedono in fotografia, sono l'allargamento dell'occhio più grande; l'allargamento della bocca, dove le asportazioni sono molto chiare ai due lati e sotto, in corrispondenza alla zona del mento.
Provenienza: probabilmente Valle della Somme.
Attribuzione culturale: Acheuleano finale, anche se non c'è certezza, in quanto le parti scolpite sono scarse; cioè questa è un'opera autentica, ma è atipica per essere stata ricavata da un nodulo.
Attuale destinazione: probabilmente al Musée des Antiquités Nationales de Saint - Germain en Laye (France).






FIG. 6 Disegni di sculture litiche reperite da JACQUES BOUCHER DE PERTHES e pubblicate in "Antiquites Celtiques et Antédiluviennes, de l'Industrie primitive ou des Arts à leur origine" (1847 - 1864).
Sono raffigurazioni di teste umane unite per la nuca, con sguardo in direzione opposta, cioè sculture antropomorfe bifronti. Sono tutte tipiche. Il materiale usato è la selce.
La deformazione stilistica è di vario tipo, testimonia che appartengono a periodi diversi del Paleolitico inferiore.
Le interpretazioni di Boucher de Perthes erano varie, e diverse dall'attuale tipologia.
Misure : da 5 a 13 cm. di lunghezza.
Tecnica di lavorazione: non si vede, tuttavia, le sculture n° 16 e 16 A sembra abbiano i margini non arrotondati, mentre le altre tre sculture sembra abbiano i margini un po' arrotondati da rotolamento alluvionale.
Provenienza: "sabbie alluvionali" probabilmente della Valle della Somme.
Attribuzione culturale: probabilmente Acheuleano medio.
Tutte le sculture raccolte da Boucher de Perthes sono in gran parte autentiche, e quelle non autentiche, cioè false, rientrano nei margini di errore, che hanno fatto anche altri ricercatori, con gli utensili litici e con i resti fossili umani, nella prima metà dell'800.
Boucher de Perthes muore all'età di 80 anni nel 1868. La ferocia dei suoi nemici non si ferma; un anno dopo la sua morte, nel 1869, in nome della scienza ufficiale, vengono mandate al macero le sue pubblicazioni.






FIG. 7 Disegno di scultura litica pubblicata da W.M. NEWTON del 1913.
Misure: 13 cm. di lunghezza.
La tecnica di lavorazione nel disegno non si vede, ma probabilmente è un po' arrotondata da rotolamento alluvionale.
Provenienza: Inghilterra del sud o Francia del nord.
Attribuzione culturale: probabilmente Acheuleano medio.
Newton attribuiva questa scultura a una testa di animale. Comunque, il solo disegno non è sufficiente per un giudizio, in quanto una scultura deve essere ispezionata da ogni parte; quindi, potrebbe essere interpretata a sinistra come testa di mammifero, e a destra come testa umana : questo abbinamento è frequente.






FIG. 8 Disegno di sculture litica antropomorfa bifronte reperita da ANTONIN JURITZKY.
(Disegno tratto da una fotografia pubblicata da Juritzky nel 1953)
La scultura raffigura due teste umane unite per la nuca con sguardo in direzione opposta. E' ricavata da un nodulo di selce; l'occhio è costituito da un buco naturale; tutte le parti maggiormente lavorate sono nella zona che va dal naso alla parte frontale delle mandibole, e a tutto l'incavo che unisce sotto le due mandibole verso l'alto.
I tipi umani sono arcaici, cioè ominidi con assenza di fronte e di mento; comunque, da un disegno non è possibile stabilire se si possono riscontrare sembianze con Homo erectus oppure con Homo sapiens arcaico.
Juritzky riteneva che questa scultura raffigurasse due teste unite, ma di animali feroci, e questo si può spiegare col fatto, che mezzo secolo fa, non c'erano ancora tutte le conoscenze di oggi sui teschi degli ominidi trovati in Africa. Nella sua tipologia di teste bifronti, con l'incavo per la congiunzione delle mandibole verso l'alto, aveva fatto una distinzione di tipo geometrico, che veniva misurata in gradi.
Misure: probabilmente circa 20 cm. di lunghezza.
Tecnica di lavorazione della selce: grandi asportazioni, e poche rifiniture.
Provenienza: probabilmente Centro-Nord della Francia.
Attribuzione culturale: probabilmente Acheuleano o Clactoniano medio.






FIG. 9 Scultura litica antropomorfa bifronte reperita da LICIA FILINGERI nel 2002.
Raffigura due teste umane unite per la nuca con sguardo in direzione opposta. La testa a destra ha l'occhio ricavato da un buco naturale nella selce, ed è molto realistica. Ha fronte sfuggente; assenza di mento; grande naso spinto in avanti per una deformazione stilistica quasi caricaturale.
La testa a sinistra è di tipo geometrico, ma anche questa ha fronte sfuggente e assenza di mento, che sono due caratteristiche tipiche della testa degli ominidi.
Le due teste hanno due stili artistici diversi, certamente riconducibili a due origini culturali differenti che convivono, o forse per qualche altro motivo, che non conosciamo ancora.
La parte chiara della scultura è la scorza originaria della lastra di selce; mentre la parte scura corrisponde alla parte lavorata, cioè al colore interno della selce, che in origine era coperto dalla scorza, prima della lavorazione.





Fig. 9 A Retro della scultura. Non c'è la raffigurazione dell'occhio. Nella testa a sinistra, tra il grande naso e l'inizio della mandibola, c'è una vasta asportazione (che si vede poco nella fotografia Fig.9), sembra voler indicare la bocca.




Fig. 9 B Vista della scultura dall'alto. E' una fotografia tecnica per far vedere la lavorazione della pietra, che è "tagliata" tutt'intorno.




Fig. 9 C Vista della scultura da sotto. E' una fotografia tecnica per far vedere la lavorazione. La pietra sotto è tagliata con tale regolarità, che misurata con una squadra, presenta angoli uguali dalle due parti.
Misure: lungh. cm. 16,5; alt. cm. 10,5; spessore max cm.5,2 e min. cm. 3.
Tecnica di lavorazione: la scultura è stata ricavata da una pietra piatta di selce. Ha un forte lavoro di asportazione di materiale che contorna tutta la scultura, con asportazioni decise e molto accurate per dare la forma. Il buco dell'occhio è di origine naturale, ma in considerazione che anche in altre sculture del Paleolitico inferiore si trovano occhi con buchi naturali, viene da supporre che il buco "per" l'occhio, rientri nella scelta del materiale, se non per ispirazione, almeno perchè si trovava fatto, giacchè era difficile fare buchi nella selce per percussione con le tecniche in uso.
Provenienza: Rodi Garganico (Foggia, Italia) Stazione di superficie.
Attribuzione culturale: Acheuleano medio, o forse Acheuleano antico, non si sa ancora. È stata reperita da pochi giorni e la stiamo studiando. La scultura non è deturpata da rotolamento alluvionale, ma presenta soltanto lievi segni di trasporto, che saranno utili per l'attribuzione culturale definitiva.







FIG. 10 Scultura litica zoomorfa pubblicata da A. THIEULLEN nel 1900.
Raffigura una testa di mammifero, probabilmente un cerbiatto.
In questa vecchia fotografia non si vedono le tracce di lavorazione sulla pietra, quindi non è possibile stabilire se la scultura è stata ricavata da un nodulo casualmente zoomorfo, ma ritoccato, oppure se sia un nodulo totalmente naturale. Questa scultura, quindi, potrebbe essere FALSA, cioè un errore di interpretazione, che hanno fatto tutti i primi ricercatori, anche con gli utensili.
Inoltre, nella tipologia delle sculture di teste di mammiferi del Paleolitico inferiore, non vengono raffigurate, né le orecchie, né il collo; comunque, se l'uomo li trovava già fatti, è possibile che li adoperasse perfezionandoli con pochi ritocchi.
Misure: probabilmente è circa 5 cm. di altezza.
Provenienza: Parigi (in una cava di sabbia, 31 rue Miollis, a 7 metri di profondità).
Attribuzione culturale: genericamente Paleolitico inferiore, in considerazione che nei periodi successivi non sono stati adoperati noduli di selce per fare piccole sculture.






FIG. 11 Due sculture litiche zoomorfe pubblicate da E. HARROY nel 1902.
Raffigurano due teste di cervidi, che molto probabilmente sono FALSE.
Harroy è stato un grande studioso, ed ha comparato più di 100.000 "pietre-figure", cioè un lavoro enorme, che comporta inevitabili ERRORI.
Questa fotografia, vecchia di 100 anni, non permette di capire il tipo di pietra, né di vedere le parti lavorate. Harroy attribuisce i suoi reperti al Paleolitico medio e al Paleolitico superiore, ma io ho visto che una parte sono da attribuire al Paleolitico inferiore.
Queste due "pietre-figure" sono molto suggestive, e il mio sospetto che siano FALSE si basa su queste deduzioni :
- nel Paleolitico (inferiore, medio e superiore), nei 100 anni successivi alle scoperte di Harroy, non sono state trovate sculture litiche di cervidi con le corna.
- nella tipologia attuale delle sculture del Paleolitico inferiore e medio, i mammiferi sono raffigurati con la sola testa e senza il collo, oppure con la testa e il corpo orizzontale senza arti.
- le misure che Harroy fornisce delle sue sculture di cervidi, che sono state numerose, oscillano da 3 a 5 cm. di altezza. È uno standard di sculture troppo piccole. Probabilmente avrà trovato qualche cava con piccoli noduli di selce, dove ha operato grandi selezioni, raccogliendo quello che gli piaceva.
- anche lo stile è utile per questa verifica: in tutto il Paleolitico, la maggior parte delle fasi culturali ha prodotto opere con forte deformazione stilistica, mentre le "pietre-figure" raccolte da Harroy (comprese queste due di cervidi) sono realiste, proporzionate al naturale, e certamente oggetto di forte selezione nel reperimento.


















FIG. 12 Scultura litica zoomorfa reperita da PIETRO GAIETTO nel 1970.
Raffigura una testa di mammifero con corpo orizzontale e senza arti.
Questo tipo di scultura, nella composizione dell'arte, segna il passaggio dalla raffigurazione della sola testa di animale, alla raffigurazione della testa di animale con corpo. Comunque, la raffigurazione della sola testa persiste in parallelo.
Misure: lunghezza cm. 6,5.
Tecnica di lavorazione: la scultura è in selce, ed è lavorata da ogni parte. Il corpo è realizzato con asportazioni longitudinali, mentre la testa è modellata con piccoli ritocchi. La sezione del corpo ha sei lati; la sezione della testa ha cinque lati.
Provenienza: Rodi Garganico (Foggia, Italia) in stazione di superficie.
Attribuzione culturale: Clactoniano o Acheuleano medio (nella zona è stato datato a 350.000 anni nel 1975).








FIG. 13 Scultura litica zooantropomorfa reperita da PIETRO GAIETTO nel 1973
Raffigura una testa di mammifero con corpo verticale umano.
Questo tipo di raffigurazione di ibrido artistico uomo-animale si riscontra anche nelle successive fasi preistoriche, nei periodi storici e nell'etnografia, dove è sempre collegato alla religione.
Questo tipo di scultura, nella composizione dell'arte, segna il passaggio della raffigurazione della sola testa, alla raffigurazione della testa con corpo verticale umano.
Misure: altezza cm. 6,5.
Tecnica di lavorazione: la scultura è in selce, ed è lavorata da ogni parte. Il corpo ha asportazioni larghe, mentre la testa ha piccoli ritocchi.
Provenienza: Torrente Romandato (Rodi Garganico, Foggia, Italia).
Attribuzione culturale : Acheuleano medio (nella zona è stato datato a 350.000 anni nel 1975).







FIG. 14 Disegno della scultura litica antropomorfa reperita dalla Dr. NAAMA GOREN-INBAR nel 1980.
Raffigura una donna nuda. Questo tipo di scultura precede di 250.000 - 300.000 anni altre sculture dello stesso tipo del Paleolitico superiore, dette "Veneri", e probabilmente né è all'origine, anche nei riti di culto.
Questa scultura, in comune con tutte le "Veneri" del Paleolitico superiore, ha assenza di mani, di piedi e di tratti del volto. Invece, in comune con alcune di queste "Veneri" (che nel profilo della testa hanno assenza di mento e di fronte, che sono interpretate come neanderthaliane) ha la testa all'indietro, e conseguente sguardo rivolto verso l'alto.
Questa scultura, tra le "Veneri", è la più piccola che si conosca, in quanto è alta soltanto cm. 3,5. Se non fosse stata trovata in un giacimento che ne permetteva la datazione assoluta, molto probabilmente sarebbe stata attribuita al Paleolitico superiore.
Per quello che sono riuscito a capire dalla sola fotografia che ho visto, è abbozzato in parte il braccio destro, mentre le gambe sono troncate sopra le ginocchia.
Il disegno, tratto dalla fotografia, mostra la scultura in posizione quasi semifrontale, in quanto sembra di vedere i due seni. Nel disegno, l'occhio sulla testa è "indicativo", cioè, è un simbolo grafico, in uso nei disegni di sculture del Paleolitico inferiore prive di occhi, per indicare la zona orbitale, che costituisce la centralità della testa.
La testa è piccolissima, ma è molto curata e significativa.
Tecnica di lavorazione: a differenza delle piccole sculture in dura selce, che sono modellate per percussione o per pressione, questa scultura in tufo vulcanico, che immagino sia in pietra tenera, dovrebbe essere stata modellata con tecnica di raschiatura, cioè una tecnica che non si conosceva ancora in epoche così antiche.
Provenienza: Berekhat Ram (Golan settentrionale, Israele).
Attribuzione culturale: Acheuleano
Datazioni assolute: da 233.000 a 800.000 anni e da 330.000 a 800.000 anni, comunque c'è chi usa 233.000 e chi 330.000 anni.
Si sono interessati a questa scultura: il Prof. Alexander Marschack (Harvard University), il Dott. Francesco D'Errico (Institut de Préhistoire et de Géologie du Quaternaire, Talence,France), il Prof. April Nowell (University of Pensylvania), il Prof. A. Pelcin, il Prof. Paul G. Bahn, il Prof. Vertut, e naturalmente la Prof. Goren-Inbar.
La piccola e "bella" scultura di cm. 3,5 di Berekhat Ram dimostra, in modo inequivocabile, che le mani e il cervello degli ominidi erano simili in tutto a Homo sapiens sapiens, e cio' che li distingueva da noi era soltanto la tecnologia, che non era ancora stata inventata.
Ancora una volta voglio ricordare l'intuizione di Jacques Boucher de Perthes.





CONCLUSIONE E IPOTESI SUL FUTURO DELLA RICERCA

Nella prima metà dell'800 i ricercatori di fossili umani, i ricercatori di utensili, e i ricercatori di sculture (pietre-figure) erano tutti "dilettanti".
Con la nascita della preistoria, come scienza vera e propria, i ricercatori di fossili umani e i ricercatori di utensili sono stati sostituiti da "ricercatori accademici".
Le sculture (pietre-figure), che studiò molto bene Boucher de Perthes, non vennero accettate dalla scienza ufficiale del tempo, e quindi ne restarono fuori. Ma coloro che hanno continuato ad interessarsi di scultura del Paleolitico inferiore e medio, non sono più dilettanti, ma "ricercatori privati".

L'arte (pietre-figure), cioè la scultura del Paleolitico inferiore e medio, non è più riuscita ad entrare nella scienza ufficiale, e oggi, dopo 150 anni, è ancora più difficile, non solo per i motivi dell'800, che quest'arte assomigli alle pietre, ma, anche, perchè si è trasformato in senso negativo il modo di intendere l'uomo.
Esiste una scienza ufficiale che tutela i ricercatori dei resti fossili di ominidi, e una scienza ufficiale che tutela i ricercatori di utensili e della cultura materiale. Ebbene, negli ambienti di queste due scienze, per tradizione, non esiste assolutamente spazio per una ricerca sull'arte e sulla vita spirituale degli ominidi.

Non ho tentato di quantificare quanti sono i "ricercatori privati" dell'arte, e quanti sono i "ricercatori accademici" dei resti fossili umani e degli utensili, ma immagino che i "ricercatori privati" si possano raffigurare in un piccolo topo, mentre i "ricercatori accademici" in un grande elefante.
Dalle università di tutto il mondo escono ogni anno molti laureati, gran parte dei quali hanno partecipato a scavi, e la loro formazione è quella dei loro insegnanti, dove tutto si basa su quanto è stato fatto prima, e si fanno anche studi importanti, ma con esclusione totale dell'arte e della vita spirituale degli ominidi, come se non fosse esistita, e quindi non ci si pone neanche il problema, e probabilmente, chi se lo pone, se lo manifesta, diventa un "eretico" nell'ambiente accademico.

La persecuzione crudele che i "ricercatori accademici" hanno praticato per 150 anni ai danni dei "ricercatori privati" dell'arte, non riguarda certamente tutti. Studiosi con grande apertura alle possibilità dell'uomo, e cioè all'arte, sono Raymond Dart, Mary Leakey, il Prof. Alexander Marshack e la Prof. Naama Goren Imbar, e probabilmente anche altri.

Le scoperte di arte, come qualunque altra scoperta, non devono stare nel cassetto, ma devono essere comunicate.
I "ricercatori privati" dell'arte del Paleolitico inferiore e medio, nel '900, avendo sempre trovato le porte chiuse nella scienza ufficiale, si sono rivolti direttamente al pubblico colto, attraverso mostre temporanee, oppure riuscendo ad allestire piccoli musei. Questi musei dopo breve tempo sono stati chiusi (Juritzky, Matthes, Gaietto) per colpa della scienza ufficiale, ma non dei "ricercatori accademici", ma da semplici accademici, che non sono neanche ricercatori, che non si interessano neanche di Paleolitico inferiore e medio, salvo quel poco, che i testi scolastici consentono nell'insegnamento universitario, da dove è esclusa l'arte.

Mi soffermo ancora sulle persecuzioni della scienza ufficiale, in quanto fanno parte integrante delle scoperte dell'arte del Paleolitico inferiore e medio, dato che hanno ostacolato la diffusione della sua conoscenza.
Queste persecuzioni, ovviamente, non sono della scienza ufficiale, ma sono in nome della scienza ufficiale, cioè di una errata idealizzazione della scienza, che purtroppo è molto diffusa e potente.
Le persecuzioni si possono sintetizzare in tre tipi principali: l'indifferenza totale, l'esclusione da ogni partecipazione, e l'offesa. Non mi dilungo su questi tristi argomenti storici, ma mi soffermo ancora sul concetto di "offesa".
Sempre in nome della scienza, che in definitiva è più dogma che scienza, sono stati fatti chiudere i musei con i reperti di Juritzky, di Matthes e di Gaietto, semplicemente con delle telefonate, che screditavano le opere esposte nei musei. Altre telefonate di discredito sono state fatte anche a giornalisti, che si erano occupati benevolmente dei musei o di mostre di scultura.

Nonostante tutte queste sofferenze, in 150 anni, la scienza dell'arte del Paleolitico inferiore e medio è andata avanti bene, tanto che esiste un quadro completo con una buona tipologia di sculture per ogni fase culturale del Paleolitico inferiore.
In questi studi, oltre all'aspetto fisico delle sculture, cioè ai metodi di controllo sulla loro autenticità, sono stati inventati metodi per l'interpretazione degli ominidi raffigurati in scultura, per l'interpretazione degli stili, per le ipotesi sulla funzione dell'arte stessa nei riti di culto, attraverso parallelismi con stessi tipi di sculture nei successivi periodi paleolitici, nei periodi storici e nell'etnografia, e il tutto su base evoluzionistica, dall'inizio alla fine.

Il futuro della ricerca, cioè un ulteriore progresso della conoscenza, si basa sull'interesse che i "ricercatori accademici" potranno avere per l'arte e la vita spirituale degli ominidi, altrimenti, tutto resterà come attualmente.
Per avviare una ricerca sull'arte nell'ambiente accademico, non sono tanto importanti nuove scoperte di sculture con datazione assoluta, anche se potrebbero essere di stimolo, ma è importante lo studio, cioè che ci siano nuovi ricercatori accademici motivati a studiare il materiale esistente.

È difficile fare ipotesi, se non c'è interesse, e quindi non ci sono programmi.
La ricerca spaziale ha dei programmi; Marco Polo e Cristoforo Colombo volevano scoprire; Pissarro in America ha cercato l'oro per 25 anni e poi l'ha trovato; Louis e Mary Leakey hanno cercato per 25 anni e poi hanno trovato. Tutti avevano quell'interesse, che manca ancora nell'ambiente accademico per la ricerca dell'arte e la vita spirituale degli ominidi.

L'ipotesi sul futuro della ricerca si basa sullo stato attuale, e su delle speranze, e come queste si potrebbero realizzare, in sei versioni :
1) La ricerca privata va avanti lentamente per motivi economici, e anche perchè non c'è un ricambio generazionale, pur destando notevole interesse attraverso nuovi canali di comunicazione globale, come Internet. Comunque, ha un patrimonio di scoperte e di studi in esclusiva sull'arte del Paleolitico inferiore.
2) La ricerca accademica, che si basa soltanto su reperti di sculture con datazione assoluta, è solo agli inizi, e potrebbe avere un proprio percorso, però i tempi sono lunghissimi, e non si sa, se e quando si troveranno altre sculture databili; infatti l'ultima scultura è quella di Berekhat Ram, che è stata scoperta 22 anni fa.
3) La terza soluzione potrebbe essere quella che i "ricercatori accademici", che si interessano alle sculture con datazione assoluta, si interessassero anche alle tipologie dell'arte dei "ricercatori privati", così almeno potrebbero capire, e fare anche ricerca di superficie, né più e né meno di come è stata condotta la ricerca degli utensili. Ovviamente questo dipenderebbe da volontà e interesse di qualche isolato ricercatore accademico, che però potrebbe mettere in moto in tempi non eccessivamente lunghi la ricerca.
4) Tra le eventualità meno probabili, ma da tenere in considerazione, lo sbocciare di una "moda" di cercatori di sculture del Paleolitico inferiore e medio che coinvolga tutti. Negli ultimi anni c'è stato un crescendo di scoperte di dipinti in grotta e in ripari sottoroccia in Australia e in Africa, segno che i cercatori sono molti, e, quindi, potrebbe esserci la possibilità di un nuovo interesse anche per la scultura del Paleolitico inferiore.
5) Un'altra possibilità interessante (sempre che si prenda coscienza dei problemi delle origini dell'arte e della spiritualità degli ominidi), potrebbe realizzarsi presso una o più università in collaborazione tra loro.
I docenti dovrebbero promuovere un'inchiesta su tutti gli studi che si conoscono sull'arte del Paleolitico inferiore e medio da Boucher de Perthes a oggi, comprese le recenti scoperte con datazione assoluta. Per gli studenti dovrebbe essere un'inchiesta entusiasmante.
Un'operazione del genere potrebbe aprire la strada, nel mondo accademico, alla ricerca e allo studio dell'arte del Paleolitico inferiore.
6) Forse la soluzione più interessante sarebbe un accordo tra studiosi d'arte di ogni fase della preistoria (Paleolitico inferiore, medio, superiore; Mesolitico, Neolitico, Età dei metalli), che raggruppi tutte le applicazioni dell'arte (scultura, pittura, incisioni rupestri, arte applicata a utensili e oggetti). D'altra parte lo studio dell'arte del Paleolitico inferiore è strettamente legato ai successivi periodi per molte interpretazioni; come lo studio dei periodi successivi è legato al Paleolitico inferiore per le origini, e per le varie forme d'arte che si presentano all'improvviso, e di cui è necessario capire l'evoluzione. Quindi, si apre un grande campo d'azione.
Vasti campi d'azione li hanno anche le altre due discipline, infatti, i ricercatori di fossili di ominidi operano anche a cento milioni di anni oltre l'inizio della fabbricazione degli utensili; mentre i ricercatori di utensili e della cultura materiale, non superano la soglia della fabbricazione degli utensili, ma operano in tutta la preistoria successiva.
Attualmente esistono queste due discipline predominanti (con 150 anni di avviamento), con le loro due scienze ufficiali, che hanno le loro pubblicazioni, di cui do una sintesi : generalmente nei libri di fossili di ominidi sono pubblicate fotografie di resti fossili, e qualche utensile, ma niente arte; invece, nei libri di utensili sono pubblicate fotografie e disegni di utensili in abbondanza, e qualche volta qualche fotografia di resti fossili di ominidi,e l'arte è assente, o estremamente rara. In genere l'arte è adoperata per adornare la copertina di questi libri, e mi riferisco ad arte del Paleolitico superiore o della protostoria.
L'arte preistorica, bella o brutta che sia, interessa la gente sempre più dei resti scheletrici umani e degli utensili litici; invece, vengono pubblicati più libri di reperti scheletrici e di utensili, che non di arte; anzi, i libri scientifici d'arte sono estremamente rari.
È auspicabile che i ricercatori d'arte di tutta la preistoria si mettano d'accordo, e che nasca una terza scienza ufficiale per l'arte, e che vengano attivati principalmente degli studi su base tipologica, cronologica e quindi evolutiva.
L'arte studiata per periodi fini a se stessi, nel Paleolitico non ha senso; inoltre i processi dell'evoluzione dell'arte uniscono tutta l'arte preistorica.
Il materiale di studio non manca di certo: un censimento dell'UNESCO di circa 15 anni fa ha consentito di valutare in oltre 20 milioni il numero di figure rupestri conservate, appartenenti a numerose decine di migliaia di siti. L'arte del Paleolitico inferiore è ancora la più povera di reperti, ma abbraccia un periodo di tempo che costituisce il 92% della vita dell'uomo.

Le scoperte di arte del Paleolitico inferiore continueranno, e spero, siano molte, ma è ancora più importante che diventino oggetto di studio su base tipologica, altrimenti saranno scoperte inutili.


BIBLIOGRAFIA

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