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PALEOLITHIC ART MAGAZINE

EUROPA



L'INTUIZIONE DI BOUCHER DE PERTHES

Pietro Gaietto

Jacques Boucher de Perthes è stato un grande ricercatore, e fondatore dell'archeologia, cioè, come si diceva allora, "la storia dell'uomo mediante la storia della terra e delle sue rivoluzioni". In Francia è stato giustamente considerato il " Padre della preistoria".
La storia della sua vita, delle sue scoperte, delle sue pubblicazioni, e delle sue fondazioni di musei, è raccontata nel libro " Boucher de Perthes, 1788 - 1868, Les origines romantiques de la préhistoire" (Autori: Claudine Cohen et Jean-Jacques Hublin, Edizioni Belin,Parigi, 1989), con prefazione del Prof. Yves Coppens.
In questo libro, ricchissimo di informazioni, viene dato pochissimo spazio (poche righe) alle ricerche di Boucher de Perthes sull'origine dell'arte; anzi, si ironizza sulla sua "fantasia troppo fertile", e vengono bocciate in blocco tutte le sue scoperte di scultura, secondo l'opinione degli autori, che evidentemente riflettono l'opinione del mondo scientifico accademico francese.
Boucher de Perthes nel 1846 pubblica il primo volume di " Antiquités celtiques et ant´diluviennes, m´moire sur l'industrie primitive et les arts à leur origine". Nel 1857 pubblica il decimo volume.
Questi volumi sono stati ristampati nel 1989 in Francia, in quanto, evidentemente, hanno sempre un interesse nella storia della scienza.
Per almeno un quarto di secolo le pubblicazioni di Boucher de Perthes sono state un punto di riferimento, hanno promosso il progresso delle ricerche nella preistoria.
La sua ricerca riguardava le industrie e l'arte. Sulle industrie è stato preceduto dalle scoperte di altri ricercatori; sull'arte, sembra sia stato il primo, e forse l'unico, per anni, a condurre ricerche. E sull'arte, appunto, va sottolineata la sua intuizione, sia nell'averla immaginata, sia nell'avere continuato a cercarla, e ad interpretarla.
Tutti sanno che le sue ricerche sulle industrie hanno avuto successo, anche perchè molti ricercatori del tempo condividevano scoperte e opinioni, mentre l'arte non ha avuto alcun successo in campo scientifico.
Per poter dare un giudizio sull'arte, sarebbe necessario vedere i reperti (che erano sculture), ma è impossibile, in quanto erano conservati nel Museo di Abbeville, e sono andati distrutti da un bombardamento nel 1940. I pochi reperti rimasti sono insufficienti per un giudizio.
Comunque, l'arte non ha avuto successo, in quanto, gli osservatori consideravano (molto superficialmente) i reperti soltanto delle pietre zoomorfe o antropomorfe, ma non delle sculture, cioè arte. (Devo ricordare che nella zona delle ricerche di Boucher de Perthes esistono noduli di selce con forme bizzarre, in cui rotture naturali possono apparire intenzionali.)
Restano per una valutazione soltanto i disegni dei reperti, che sono numerosissimi nelle tavole delle sue pubblicazioni, e su questi tento di dare un giudizio realistico. Premesso che i disegni, sia degli utensili che delle sculture, sono estremamente insufficienti per capire come erano veramente fatti, si può fare soltanto un paragone di massima, mettendo in relazione i disegni degli utensili con quelli delle sculture. Per quel poco che si può capire, sono forse più numerosi gli utensili falsi di quelli veri, che non le sculture false di quelle vere; e per falso intendo il casuale, cioè quello che sembra, ma non è, e non è di fattura umana.
Margini di errore ne sono sempre esistiti, ed esistono ancor oggi; nella prima metà dell'800 erano maggiori.
Quando la ricerca è iniziata su vasta scala, con la specializzazione, ogni errore è stato via via eliminato e perdonato per quanto riguarda gli utensili; niente è avvenuto per le sculture, ma con la mia esperienza di scultura del Paleolitico inferiore e medio, vedo nei disegni di Boucher che una buona quota di arte, anche se in una minima parte, è effettivamente valida. Questo si deduce dalla forma, che è simile a quella di sculture litiche del Paleolitico inferiore e medio reperite nella seconda metà del '900.
Coloro che ancor oggi (per tradizione ?) continuano a negare l'arte di Boucher de Perthes, considerandola falsa, se dovessero dare un giudizio sugli utensili da lui raccolti, attraverso i disegni delle sue pubblicazioni, dovrebbero considerarli quasi tutti falsi, escludendo soltanto le amigdale (bifacciali), che del resto non rientrano nelle sue scoperte più importanti, in quanto si raccoglievano già prima.
Io credo nell'arte di Boucher de Perthes, perché ne ho trovata di simile, e ho iniziato a studiarla da oltre 40 anni, quando non conoscevo ancora nulla di lui, e potrei fare anche un'analisi dettagliata di tutti gli errori che ha commesso sull'arte, ma non voglio farlo, perchè i suoi errori erano inevitabili, in quanto nel suo tempo non esistevano "strumenti culturali" per una corretta interpretazione.
Il grande merito di Boucher è stata l'intuizione, ma non solo; doveva avere un grande rispetto per l'uomo, e in particolare per " l'uomo antidiluviano", per immaginarlo produttore di arte.
Vediamo il contesto culturale in cui è maturata l'intuizione.
I contesti culturali sono due, quello in cui ha vissuto personalmente, e quello che era il contesto culturale (artistico e scientifico) del suo tempo. Jacques Boucher de Perthes è figlio di un botanico, quindi di un ricercatore scientifico. Probabilmente la sua ricerca sulle origini dell'uomo si sviluppa da una tradizione di ricerca esistente in casa sua.
Vive in un ambiente culturalmente molto avanzato, per di pi&uegrave, a differenza del '900, nel suo tempo era fertile la filosofia dell'Illuminismo, che evidentemente lo coinvolgeva. Anche le persone che frequentava erano importanti. Paolina Borghese, sorella di Napoleone Bonaparte, fu sua compagna per vari anni (sembra si siano conosciuti a Genova, quando una parte dell'Italia era Impero francese.) Boucher de Perthes come impiegato delle Dogane francesi viaggiava molto. Sotto la protezione di Napoleone potè fare la bella vita.


Jacques Boucher de Perthes

Frequentò il musicista genovese Nicolò Paganini. Fu anche scrittore, prima di dedicarsi pienamente allo studio delle origini dell'uomo. La sua formazione di ricercatore era artistica e scientifica; la formazione artistica gli servì per intuire, e quella scientifica per fare ricerca.
Quando Boucher de Perthes iniziò le sue ricerche sull'arte, fu solo l'intuizione a guidarlo; certamente sulla base di sculture trovate, in quanto il contesto culturale e scientifico generale era negativo, e non dava alcun supporto di aiuto.
1°) Non esisteva ancora una scienza della preistoria (da tenere sempre presente !).
2°) I primi reperti scheletrici di " uomo fossile" erano considerati " antidiluviani", e nella gente producevano più scandalo che entusiasmo, in quanto pensare che l'uomo derivasse dalla scimmia, come si diceva allora, non piaceva affatto.
3°) L'arte di moda in quel tempo era il neo-classicismo, cioè il " bello". La scultura di Paolina Borghese, opera di Antonio Canova era " bella", come era " bella" Paolina.
4°) L'arte dei " primitivi" del tempo, sparsi per il mondo (scultura lignea dell'Africa equatoriale, dell'Oceania, ecc.), non era ancora entrata nella cultura occidentale, perchè non considerata " bella", anche se aveva una grande varietà di stili.
5°) Non esisteva la fotografia, che sarà mezzo di diffusione delle immagini.
6°) Non era ancora stata scoperta la pittura zoomorfa paleolitica nelle grotte di Francia e Spagna.
7°) Non erano ancora state trovate le sculture femminili (Veneri) in pietra del Paleolitico superiore e medio.
8°) I manufatti litici, che altri prima di lui avevano scoperto, appartenevano ad ogni fase della preistoria, con grande fascino e molto mistero. Non esistevano (ovviamente) ancora classificazioni, e la situazione era caotica.
9°) Non esisteva ancora l'arte moderna che, con un susseguirsi vorticoso di mode e di artisti, ha creato opere con centinaia e centinaia di stili differenti, ispirati anche ad opere d'arte di ogni tempo e luogo, che a loro modo hanno favorito un cambio di mentalità, anche nell'apprezzamento dell'arte preistorica.
10°) Nonostante l'Illuminismo, la cultura scolastica della borghesia era solidamente legata alla " storia scritta", e non c'era ancora interesse per l'archeologia che stava nascendo. Quindi c'era anche difficoltà di dialogo.

Proporre le sue idee sull'arte dell'uomo antidiluviano alla gente doveva comportare una grande fede, ma anche un gran coraggio, perchée da una parte c'era l'indifferenza (che esiste ancor oggi), dall'altra l'opposizione convinta. L'indifferenza era dovuta al fatto che le sculture non erano " belle" l'opposizione, invece, si basava sulla ferma convinzione che l'uomo antidiluviano, considerato poco più di una bestia, non " poteva fare arte".
Boucher de Perthes muore nel 1868 all'età di 80 anni. Alcuni anni prima della sua morte, alcuni scienziati importanti visitano le sue collezioni, e riconoscono l'esistenza delle " industrie antidiluviane", cioè degli utensili, ma l'arte viene ignorata.
Negli anni precedenti la sua morte, attraverso le sue numerose pubblicazioni Boucher de Perthes ha un notevole numero di seguaci, che continuano a fare ricerche sull'arte: le sculture (o presunte tali) prenderanno il nome di " pietre figure".
Verso la fine dell'800 molte cose avvengono ed altre cambiano:
1°) Iniziano le scoperte dei dipinti zoomorfi nelle grotte, e la scienza non ha nessuna difficoltà (in breve tempo) ad attribuirli all'Età della Pietra, quindi, questi dipinti verranno considerati " la prima arte", e oggi sappiamo che non è affatto la prima arte.
2°) Le scienze preistoriche vanno avanti in ogni direzione. Si inventano nuovi metodi di scavo. Si fanno nuove cronologie della preistoria. Gli scavi e le scoperte in genere si moltiplicano, in particolare nell'arte del Paleolitico superiore (pittura, incisione, scultura).
3°) Nei libri, che sono in aumento, fa il suo ingresso la fotografia; il disegno grafico degli utensili si perfeziona; viene dato più spazio a nuove scoperte, a nuove interpretazioni e a nuove classificazioni, e di conseguenza tutta l'opera di Boucher de Perthes è da considerarsi automaticamente superata, cioè non serve più.
4°) L'attività di ricerca sulla preistoria, che ai tempi di Boucher de Perthes era privata e amatoriale (pagò con soldi suoi le sue pubblicazioni), inizia a diventare un'attività di Stato. Questo processo si sviluppa lentamente tra la fine dell'800 e la prima metà del '900, e si solidifica nella seconda metà del '900. Si creano i Ministeri della Cultura, si proteggono giustamente i giacimenti " (intorno ai resti dell'uomo preistorico) aumentano sempre più. Aumentano i dirigenti. La cultura assume la strana trasformazione che la rende simile alla religione. In sostanza entra una sorta di " dogma" nella cultura, e quindi anche nell'ambiente delle scienze preistoriche. I ricercatori che operano con la ragione (per fortuna) sono in aumento. Giustamente i ricercatori sono divisi da una moltitudine di discipline, per cui difficilmente hanno una visione globale delle origini dell'uomo. Un po' per i " dogmi", un po' per la moltitudine di discipline che esistono, i problemi delle origini dell'arte non sono ancor oggi entrati nei programmi dello Stato, per dire i Ministeri della Cultura, per dire..... non si sa chi !

Esiste nel mondo un esercito di persone pagate dallo Stato, che roteano intorno all'uomo del Paleolitico, e che non si interessano alle origini dell'arte, e di conseguenza agli aspetti spirituali dell'uomo.
Nei mesi di maggio e giugno del 1999 ho scritto cento lettere a cento studiosi di paleoetnologia e di paleoantropologia dell'Europa occidentale e del Nord America per sensibilizzarli sull'origine dell'arte, e ho avuto una sola risposta dopo tre mesi ! Questi cento indirizzi si riferivano a partecipanti a congressi internazionali, quindi non credo di sbagliare se parlo di cultura di Stato, in quanto è lo Stato che paga la partecipazione ai congressi, paga il viaggio e tutto il resto. Questa è stata una delle mie ultime esperienze, che si ripetono ogni tanto da quarant' anni, e dimostrano i mali della scienza, che oggi sono superiori a quelli dei tempi di Boucher de Perthes, in quanto allora l'indifferenza era di pochi, adesso è di molti.

Tutta l'arte del Paleolitico inferiore e medio (che una volta si diceva dell'uomo antidiluviano) va studiata (e analizzata) per tipolgie, e per quantitativi. Non esiste il reperto interessante unico nelle sculture litiche in queste fasi culturali, come non esiste il reperto interessante unico negli utensili litici.
Boucher de Perthes, e tutti i ricercatori di arte venuti dopo di lui, per oltre un secolo, hanno accumulato grandi quantitativi di sculture, molte delle quali casualmente antropomorfe o zoomorfe, quindi false. Accade che il ricercatore solitario, che non riesce a scambiare opinioni, si convinca che un falso sia vero, e questo succede con i pezzi unici; ma accade anche che delle commissioni che fanno analisi superficiali interpretino soltanto i reperti falsi, convincendosi che sia tutto falso, non riuscendo, quindi, ad individuare il vero. Ancor oggi ci sono raccoglitori di " pietre figure" che non sono esperti di preistoria, ma le loro collezioni meritano di essere viste: ci può essere sempre la scoperta importante.
Gli scienziati, che nella prima metà dell'800 hanno preso in analisi i reperti di arte di Boucher de Perthes, hanno fatto un'analisi superficiale, ma, comunque, non avrebbero potuto fare diversamente, perché non esistevano gli "strumenti culturali" per una corretta interpretazione.
L'intuizione di Boucher de Perthes, inoltre, non poteva essere utile come dimostrazione.
Nel Museo di Abbeville dove erano questi reperti sono calate le bombe. Non c'è più niente.
I reperti di arte dei ricercatori venuti dopo di lui che erano nei musei, sono calati in cantina, e sono minacciati di distruzione.
La cultura di Stato continua a negare l'ingresso nei libri dell'arte del Paleolitico inferiore e medio, quindi a livello scolastico e di cultura media (nel mondo), non si sa niente.
La cultura di Stato, buona o cattiva che sia, è sempre una garanzia di vendita per gli editori che hanno grande distribuzione, quindi sono gli editori stessi che possono favorire o meno la conoscenza. Le pubblicazioni con piccoli editori, che spesso favoriscono la ricerca privata, hanno scarsa distribuzione, e quindi servono a poco.
Per fortuna, in soccorso degli studi sulle origini dell'arte è arrivato Internet. Attraverso questo mezzo di comunicazione gli scambi di notizie sono in tempo reale, e la cultura privata ha le stesse possibilità di diffusione di quella di Stato, almeno per il contatto con gli interessati all'origine dell'arte, che si documentano per via telematica.
Attraverso Internet, nell'anno 1999 lo studio dell'arte del Paleolitico inferiore e medio ha fatto notevoli progressi.

Caro Boucher de Perthes, spero che, per il bicentenario della tua morte, tutti riconoscano le tue intuizioni sull'arte dell'uomo antidiluviano.



Boucher de Perthes: Tavola con disegni di utensili (Asce) da " Antiquités celtiques et antédiluviennes, mémoire sur l'industrie primitive et les arts à leur origine". In questa tavola il disegno è poco convincente, eppure la ricerca sugli utensili è andata avanti, e ha fatto quindi progressi



Boucher de Perthes Tavola con disegni di sculture di uccelli, da " " Antiquités celtiques et antédiluviennes, mémoire sur l'industrie primitive et les arts à leur origine". In questa tavola il disegno è migliore di quello della tavola degli utensili, ma non è abbastanza convincente. Al contrario, le descrizioni di queste sculture sono fatte con grande competenza, e anche in modo critico, per le sculture per cui vi è dubbio.

"Il n.14 è una testa in selce gialla e grigia, lunga 22 cm su 11 di larghezza e 10 di spessore; è quella di un uccello di alto volo, di un avvoltoio, di un condor. Ha un'apparenza di verità che tuttavia non lascia una certezza completa. Il suo analogo, che rappresenta una testa di aquila o di falcone, in selce verde e gialla, non ha che 8 cm di lunghezza su 6 di larghezza e 25 millimetri di spessore; ma il lavoro è più pronunciato. Un terzo presenta le stesse caratteristiche. Sotto lo stesso numero, due selci grigiastre, lunghe da 16 a 18 cm, larghe 10, poco lavorate, rappresentano due teste che si avvicinano così a quelle degli uccelli da preda. Il n. 15 , in selce grigio-nera di 20 cm di lunghezza su 10 di larghezza e 7 di spessoreè una testa di uccello con becco lungo e ricurvo. La curva è di 6 cm. Una scheggia che sembra essere stata tolta a disegno forma l'occhio.
Il suo simile figura non meno bene la testa di un fenicottero o di un ibis. È in selce bruno scuro, mista di rosso e di giallo. La sua lunghezza è di 20 cm, la sua larghezza. di 10 alla base e 3 alla punta. La sua curva è così di 3 cm. Questo pezzo è tagliato a grandi colpi, ma in modo evidente e con l'intenzione di imprimergli la forma arcuata. Un terzo è quasi simile al secondo. Ce ne sono anche di più piccoli, o da 5 a 6 cm di lunghezza su 5 o 6 di larghezza.
Il n. 16 è la testa di una gavina. Qui ancora si è approfittato del taglio della pietra, ma la scorza è stata tolta dappertutto. È una selce grigiastra su cui delle macchie naturali figurano assai bene degli occhi.
Quest'altra selce ha dei rapporti con la testa del cormorano. L'estremità del becco offre da sola degli indici di lavoro; questa è una prova leggera e questo pezzo è dubbio. "
( Boucher de Perthes, Antiquités celtiques et antédiluviennes, mémoire sur l'industrie primitive et les arts à leur origine, traduzione a cura dell'A.)

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