PALEOLITHIC ART MAGAZINE

LIGURIA



LA PIÙ ANTICA RAPPRESENTAZIONE CONOSCIUTA
DELLA LUNA ( PALEOLITICO SUPERIORE,
VARA, SAVONA, LIGURIA, ITALIA )


Licia Filingeri

L'intimità tra uomo e natura ha da sempre impregnato di sè la vita spirituale ed estetica dell'uomo. Dunque, nulla di sorprendente che le sue prime espressioni artistiche siano un riflesso di ciò. I ritmi della natura, poi, costituendo i suoi aspetti più immediatamente evidenti, hanno da sempre colpito l'immaginazione, oltre che l'attenzione, dell'uomo, fin dai primordi. Ogni essere vivente soggiace ai ritmi della natura, nascita, sviluppo, morte.
Appena l'uomo solleva gli occhi al cielo, nelle buie notti, è la luna, ciclicamente cangiante, ma sempre riapparente, ad apparirgli, e così pure sulla terra, riflessa dalle acque limpide che essa stessa illumina.
Quando i nostri più antichi progenitori conquistarono la stazione eretta, e più agevolmente poterono volgere lo sguardo al cielo, quale dovette essere il loro stupore misto a timore nel veder galleggiare nel liquido purissimo blu cobalto dell'atmosfera incontaminata che allora avvolgeva la terra il disco argenteo della luna, fra miriadi di piccole luci scintillanti ed ammiccanti. Certo questa inaspettata, superba visione (non perché gli animali che li avevano preceduti non l'avessero mai vista, ma perché i loro occhi di esseri umani la guardavano per la prima volta con sensibilità, affettività, e consapevolezza nuova, e con nascente capacità di pensare i pensieri), questo astro dalla luce purissima dovette riempirli di inquietudine, di un timore e forse di un'angoscia nuova, trovandosi improvvisamente al cospetto di qualcosa di assolutamente inaspettato, inspiegabile, incontrollabile, troppo grande per essere umano, quindi certo ricolmo di enorme potenza, ben superiore a quella di qualsiasi individuo sulla faccia della terra. E nello stesso tempo, quel disco d'argento era rasserenante, forava le tenebre inquietanti della notte, consolava della improvvisa perdita della luce , fugava ombre che potevano celare insidie improvvise e terrorizzanti, quindi era qualcosa di buono, come la carezza di una donna, madre, sorella, compagna. Ma nello stesso tempo, era fredda, non calda come quella del disco rossoarancio che era improvvisamente sparito, o come la carezza calda di una donna, ma fredda come lo sguardo di una persona che ci rifiuta, che si allontana, che si ritrae dal nostro contatto. Ecco, la prima associazione donna-luna potrebbe essere sorta nella mente dell'uomo presso a poco così. Si comprende allora come, nel tempo, la luna sia diventata nell'immaginario umano simbolo dei genitori, ricettacolo dello sperma e delle anime dei trapassati (nel suo aspetto di creatura che periodicamente scompare), quindi simbolo di vita e di morte, come il serpente che spesso la raffigura ( la Dea dei Serpenti minoica o, secondo certe interpretazioni, la stessa dea del Nilo): simbolo quindi dei ritmi biologici, in cui la morte è in realtà l'inizio di una nuova rinascita. Quindi la luna è il tempo che passa (come mostrano le tacche nella luna-corno della Venere di Laussel), delle variazioni periodiche, già evidenti ed osservate dall'alba dei tempi.
Di lei l'uomo fin dalle origini ha colto soprattutto il cambiare forma, passando attraverso fasi diverse, proprio come la donna-madre, cominciando dalla ritmicità dei cicli mestruali, legati anch'essi alle fasi lunari: simbolo di trasformazione e di crescita , soprattutto ricettacolo dei semi della fecondità ciclica. Le feste della luna non a caso sono feste delle coltivazioni, essendo la luna prototipo di fecondità: essa presiede il rinnovamento periodico nel mondo animale e vegetale e umano, fecondità fusa nel culto della Grande Madre. Si capisce quindi come questo movimento ciclico possa essere stato pure messo in relazione col simbolismo lunare di Giano, dio bifronte per eccellenza: la luna è porta del cielo e porta dell'inferno. È anche simbolo del sogno e dell'inconscio, che fanno parte della vita notturna.

C'è una scultura paleolitica trovata in Liguria, Italia, che rappresenta una testa di Homo Sapiens Sapiens, così descritta da Pietro Gaietto ( vedi per maggiori dettagli il
Museo delle Origini dell'Uomo, Fig. 4.26: "Scultura antropomorfa (Alt. cm 46, Vara, San Pietro d'Olba, Savona Italia). Raffigura una testa di Homo sapiens sapiens. Ha una deformazione stilistica che accentua la faccia rientrante; e una simile raffigurazione è in un menhir antropomorfo di Carnac (presente in questo sito). Essendo imberbe, potrebbe anche essere una testa femminile. Per l'innalzamento della testa, sembra che abbia un copricapo."

Scultura paleolitica S.Pietro d'Olba, Savona, Italia

La testa, secondo una mia interpretazione, ricorda molto da vicino successive raffigurazioni, che sono giunte fino ai giorni nostri, di una mezza luna antropomorfa, quale già nei secoli scorsi si poteva vedere nelle insegne di alcune botteghe . Ancora oggi, vi sono molti locali e alberghi intitolati alla luna, che presentano questo emblema quale loro simbolo.
La scultura di Savona ha una leggera forma alquanto arcuata che segua la linea del profilo di una figura antropomorfa; è evidente, e si può osservare chiaramente, l'incisione dell'occhio, che le conferisce uno sguardo penetrante e la forma leggermente appuntita del naso, la rientranza delle labbra e il mento appuntito che costituisce l'altro corno della mezza luna . Copricapo e capigliatura anche sono divise da una incisione, ma altre linee sono apprezzabili su quello che è stato interpretato da Gaietto come un cappuccio, per cui si potrebbe anche ipotizzare un calendario a tacche. Il viso potrebbe appartenere a una donna, conformemente all'associazione luna -donna che si perde nella notte dei tempi. Si potrebbe quindi trattare della più antica rappresentazione conosciuta della luna, sotto forma di falce di luna umanizzata.

Proseguendo nella storia della raffigurazione , sempre in epoca paleolitica, datata a 12000 anni a.C., troviamo la nota Venere di Laussel, incisione su pietra rinvenuta all'entrata della grotta .

Venere di Laussel, bassorilievo su roccia - Les Eyzies-de-Tayac (Francia)


La figura femminile tiene nella mano destra un corno di bisonte, che però potrebbe anche essere una mezza luna crescente, incisa con dei segni che si riferiscono al mese lunare. Con la mano sinistra la Venere indica il proprio ventre, ma il suo sguardo è rivolto verso la luna crescente, forse volendo indicare la possibilità di essere pregna, data la corrispondenza tra le fasi lunari e le mestruazioni della donna, senza contare che l'ocra rossa di cui era ricoperta la Venere allude probabilmente al sangue mestruale. In ogni caso, il corno stesso è un segno di pienezza, di ricchezza di vita , da cui probabilmente il simbolo della cornucopia ( dal latino cornu copiae , cioè corno dell’ opulenza, corno della Capra Amantea, mitica nutrice di Giove , traboccante di frutti e ornato d'erbe e fiori, dono che Giove offrì alla sua nutrice dopo averle accidentalmente spezzato un corno nel giocare). Le corna del toro sono associate alla luna, dato che le corna dei bovidi sono correlate alla Magna Mater, intesa come divinità suprema della fertilità. Esse alludono pure alle vacche, da sempre correlate alla donna, come fonte di vita attraverso il latte. Non deve stupire la possibilità di una simile connessione metaforica, dato che l'incisione stessa presenta un certo grado di astrazione, in quanto l'artista preistorico ha raffigurato con grande precisione realistica il corpo della donna, mentre il volto è ritratto con uno stile astratto. Corna e luna sono da tempi immemorabili associate anche per la forma a falce. In epoca storica, presso Sumeri e Babilonesi, luna e vacca furono poi associate nei riti di fecondità.
Il corno dunque simboleggia sia la luna crescente ( indizio di questo sarebbe il modo di dire "i corni della luna", che certo rimanda all'associazione luna-corno, e che trova riscontro nel fatto che in molte culture il corno è considerato simbolo della luna nuova), che la vulva, sorgente di ogni vita.
Il corno della Venere di Laussel, come già ricordato, è inciso con 30 tacche, che corrispondono ai 13 mesi lunari dell'anno: infatti lune piene e lune nere sono 13 in un anno. Dobbiamo ad Alexander Marschack la documentazione dei più antichi calendari del mondo, datati a 40 mila anni fa, con l'indicazione delle fasi lunari.

La Dea delle fiume Nilo (4000 a.C.), dea della rigenerazione, ha una testa a forma di uccello o di serpente e tiene le braccia sollevate ad arco intorno al capo, formando una sorta di mezza luna. che potrebbe anche rappresentare un paio di corna. Il gesto della dea potrebbe anche alludere al mistero dei riti femminili del 'tirar giù la luna'. Questa dea appare tra le divinità egizie sotto vari nomi e appare soprattutto legata ai riti lunari attribuiti alla dea Hathor ( o Nathor).
Abbiamo visto quanto sia antica l'associazione della falce di luna con i cicli mestruali; ne fa fede anche la denominazione di " corna dell'utero ", simboleggiate dalle sacre mucche. Sappiamo da studi antropologici che il gesto di sollevare le braccia ad arco sopra testa è riscontrabile tuttora in alcuni paesi africani presso i pastori che custodiscono le mandrie di bovidi, quasi ci fosse una sorta di identificazione con gli animali custoditi. D'altronde, presso molte mitologie del nord Europa appare una potente divinità femminile con l'aspetto di mucca.
Presso le più antiche civiltà la luna, sia come mezza luna che come luna piena o serpente o onda, simboleggia il ciclo lunare che si ripete. Quasi sempre l'immagine della luna è accostata a quella della donna, quale simbolo di fertilità, ma anche , come si è detto, di comportamento mutevole, come cangiante è l'aspetto della luna, talvolta rasserenante, talora inquietante (luna nera). Presso le più importanti civiltà storiche dei Greci e dei Romani, la luna fu venerata sotto molteplici aspetti e nomi: Cibele, Selene, Artemide, Ecate ( l'inquietante dea dell'oltre tomba) in Grecia; Lucina, Trivia e Diana presso i Romani.
Il dio Men della Frigia riceveva gli onori dovuti alla luna: dal suo nome deriva il mensis latino, e il vocabolo moon che in inglese significa luna ( nell'antico inglese, Mona), oltre al teutoniico Mena e al Metra persiano: tutti evidentemente derivati da una stessa radice.

Infine.la minoica Dea dei serpenti (1600 a.C.), trovata nel palazzo reale di Cnosso, a Creta, dea madre della fertilità, figura centrale nella religione minoica, ha in mano due serpenti, simbolo di morte e di rinascita, ma che rappresentano pure, nella loro ondeggiante ritmicità, la periodicità della luna, sicchè anche questa figura ribadisce l'identificazione luna-donna nei suoi aspetti tramutativi e generatori.

La Dea dei serpenti di Cnosso

È poi significativa la centralità del mito del Minotauro a Creta: ancora una volta, un emblema della luna, sotto forma di corna.

Recentemente, il Dott. Michael A. Rappenglueck , ricercatore della Università di Monaco di Baviera, ha supposto che gli uomini del Paleolitico di 16.500 anni fa, gli autori delle più note pitture in grotta, quali quelle di Lascaux, abbiano elaborato complesse mappe celesti per l'osservazione degli astri. Egli ha descritto in particolare una famosa raffigurazione di Lascaux, in cui si vede la carica di un bisonte contro un uomo con testa di uccello, presumibilmente uno sciamano; si vede poi un'altra testa di uccello; infine, unendo gli occhi dei tre personaggi, si ha quello che è stato identificato come " il triangolo d'estate" , formato da ben precise costellazioni, intorno alla stella polare.
Ancora, in un altro punto delle pareti dipinte di Lascaux, sarebbe raffigurata per mezzo di punti una mappa delle Pleiadi e di altre stelle che si trovano nella stessa regione celeste. Secondo lo studioso tedesco, si tratta della rappresentazione del cielo paleolitico, pieno di animali e spiriti guida, che inoltre rappresenta le varie fasi lunari, e quanto era importante per l'uomo di Cro-Magnon, così direttamente dipendente dai ritmi della natura. L'archeologo è anche autore del ritrovamento di un'altra mappa celeste in una grotta spagnola di 14.000 anni fa, la Cueva di El Castillo , sempre sotto forma di raffigurazioni puntiformi.
Recentemente, archeologi della Università di Glasgow, Gran Bretagna, hanno scoperto che c'è un punto alla sommità della tomba preistorica di Orkney, Scozia, allineato con la luce del sole e della luna. Altri complessi megalitici, in Irlanda, sarebbero allineati con la luce della luna.

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