PALEOLITHIC ART MAGAZINE

EUROPA



LE ERME QUADRIFRONTI DI ROMA

Pietro Gaietto

Direttore del sito del Museo delle Origini dell'Uomo




Genova, Italia,4 dicembre 2002


- Descrizione delle sculture quadrifronti.
- Fotografie delle erme.
- Vita spirituale e religione.


Premetto che questa descrizione non è uno studio analitico, ma è un insieme di segnalazioni per proporre una ricerca con i principi e il metodo dell'archeoarteologia.
E' importante rendersi conto dei collegamenti tra le sculture antropomorfe bifronti del Paleolitico e delle successive epoche preistoriche, con le sculture antropomorfe bifronti, trifronti e quadrifronti delle epoche storiche, che raffigurano divinità, e dove non c'è stata nessuna interruzione e nessun collegamento con i dipinti zoomorfi del Paleolitico superiore e del Mesolitico, e neanche nessun collegamento con l'arte e le religioni dei popoli che hanno prodotto graffiti sulle rocce.


DESCRIZIONE DELLE SCULTURE QUADRIFRONTI

Ho visitato tutti i musei di Roma con sculture "classiche", cioè di epoca storica, vedendo molte sculture bifronti, cioè due teste unite per la nuca, con ogni tipo di abbinamento : uomo e donna, barbuto e imberbe, barbuto e barbuto, imberbe e imberbe, barbuto e satiro, ecc. Non ne ho trovate con tre teste, né con quattro teste.
Sculture con quattro teste ne ho trovate tre, due su un ponte, e una su un monumento; sono le "Erme quadrifronti di Giano", e questo è il nome letto sul cartello indicatore.

Le due erme quadrifronti (Fig. 1, 2, 3, 4) si trovano sul Ponte Fabricio, detto anche dei "Quattro capi", sul Fiume Tevere, nella zona archeologica di Roma.
Il ponte, come tramandato dallo storico Dione Cassio, (XXXVII, 45), venne edificato dal console e Curator viarum Lucius Fabricius nel 62 a.C., come si legge anche in una iscrizione sulle arcate : "L. FABRICIUS C. F. CUR VIAR FACIUNDUM COERAVIT"; si tramanda che le erme furono aggiunte da papa Sisto V (1585-1590): alcune fonti tramandano che le erme fossero inizialmente quattro, la quarta fu poi rimossa. Secondo altre fonti, invece, le erme furono inserite nel parapetto del ponte nel 1849.
Il ponte conduce a una piccola "isola", l'Isola Tiberina, dove era il Tempio di Esculapio, dio della medicina, importato a Roma dalla Grecia per combattere una terribile pestilenza (secondo alcune fonti, precedentemente vi era un tempio dedicato a Giano; in effetti, potrebbe trattarsi dell'adiacente tempio di Giano che, insieme a quelli di Giunone Sospita e della Speranza, si trovava al posto dell'attuale Basilica di S.Nicola in Carcere del VI secolo).
La terza erma è inserita nel monumento-fontana al poeta romano Gioacchino Belli (Fig. 5 e 6) sito in piazza Sidney Sonnino, a Roma; tale monumento è datato MCMXIII.
L'erma inserita nel monumento di G. Belli è stata tolta dal Ponte Fabricio.
Le ragioni, per cui l'erma è stata inserita nel monumento, non le conosco, ma è possibile che sia un omaggio al poeta per aver scritto poesie o aneddoti sulle erme o su Giano, o su Esculapio o sull'isola Tiberina.

Per chi ama la scultura di ogni tempo (moderna, antica e preistorica), questo monumento al Poeta è eccezionale, in quanto unisce due opere prodotte a più di 2.000 anni di distanza.
I ritratti sono di due tipi : quello del Poeta è un ritratto "fisionomico", mentre i ritratti delle quattro teste dell' erma sono "intenzionali". Il monumento, inoltre, è interessante per l'architettura e per i bassorilievi.
La statua di G. Belli è un "colosso", mentre l'erma è di statura naturale.

Le tre erme sembra provengano dalla Grecia, e siano da assegnare al IV secolo a. C., ma di questo non sono certo.

Ogni erma ha alcune delle quattro teste i cui tratti del volto sono cancellati. L'ipotesi più probabile di tale deturpamento, è quella che, durante i riti di culto, i devoti ne accarezzassero il volto; ma per saperne di più, sarebbe utile consultare studi di storici, che hanno affrontato il probema.

All'alba della storia, le sculture di erme con quattro teste o quattro facce erano coeve di sculture con due o tre teste o facce, e la loro diffusione variava da zona a zona. Questi tipi di sculture sono tutti di carattere religioso, e derivano dalle sculture antropomorfe bifronti preistoriche.


FOTOGRAFIE DELLE ERME





Fig. 1) Scultura litica con quattro teste.
Erma greca del IV secolo a. C. collocata sul Ponte Fabricio a Roma.
(Tutte le fotografie sono di Licia Filingeri, 2002)







Fig. 2) Ponte Fabricio sul Fiume Tevere a Roma con due erme greche sui parapetti .





Fig. 3) Ponte Fabricio sul Fiume Tevere a Roma e sullo sfondo le case sull'isola dove era il Tempio di Esculapio.





Fig. 4) Erma sul Ponte Fabricio a Roma.





Fig. 5) Monumento-fontana al poeta G.Belli con erma greca quadrifronte, situato in Piazza Sidney Sonnino a Roma.
Opera datata MCMXIII





Fig. 6) Erma quadrifronte inserita nel monumento di G. Belli.
I tratti del volto della testa dell'erma a destra sono cancellati, probabilmente dai devoti che lo accarezzavano durante l'ingresso nel tempio.


VITA SPIRITUALE E RELIGIONE

Sappiamo con certezza, anche da testimonianze scritte, che le sculture con due, tre, quattro teste oppure facce, erano di carattere religioso, cioè che erano divinità.
Nei tempi storici, nel corso del tempo e in differenti zone, tali divinità hanno cambiato il nome, e spesso anche le attribuzioni divine, conservando la forma con due, tre o quattro teste.

Per queste interpretazioni, dei periodi storici, è importante conoscere quanto è stato fatto dagli studiosi di religioni, che inoltre ci danno informazioni sulla diffusione di questi culti, e quindi sulla diffusione delle sculture, che sono andate quasi tutte distrutte.

Raffaele Pettazzoni, che fu professore di Storia delle Religioni all' Università di Roma, è stato il più grande studioso italiano di religioni. Dal suo libro "L'onniscienza di Dio" (Edizioni Scientifiche Einaudi, Torino, 1955) ho tratto (pag. 132 - 133) alcune informazioni storiche di tipo religioso sulle sculture a quattro teste o quattro facce :

Nel Giudaismo postbiblico e nel Cristianesimo antico (specialmente siriaco) si trova la tradizione di un simulacro divino a quattro facce, o quattro teste, che sarebbe stato adorato dagli Ebrei. Questa tradizione concerne :
- a) il Ba'al di Tiro che Ahab re d'Israele introduce nel IX secolo a. C. in Samaria in seguito al suo matrimonio con Izebel, figlia del re di Tiro (I Re 16. 29 sg.): esso è descritto come "quadriforme" da Eustazio di Antiochia (circa 300 d. C.);
- b) l'idolo che Manasse re di Giuda (sec. VII) fa costruire e collocare nel tempio di Gerusalemme (2 Cron. 33. 7), salvo a rimuoverlo quando egli torna pentito da Babilonia (2 Cron. 33. 15): nella versione siriaca (Pesitta) di 2 Cron. 33. 7 esso è descritto come un idolo a "quattro facce". Efrem Siro (+ 373 d. Cr.) nel poema contro Giuliano l'Apostata, e Jacob di Sarug (+ 521) nell'omelia sul "La Caduta degli Idoli" e in quella della Domenica delle palme, rimproverano agli Ebrei di aver adorato un idolo a "quattro facce", e che questo idolo fosse quello di Manasse, e precisamente il simulacro di 2 Cron., è detto esplicitamente in Barhebreo, come pure in Giorgio Sincello, Cedreno e Suida (in greco il nome del dio a quattro facce è reso con "Zeus"). Anche nel Talmud l'idolo di Manasse ha quattro facce, mentre nella "Apocalissi di Baruch" siriaca ne ha cinque - e di questa concezione si trova un'eco in S. Girolamo;
- c) il simulacro di Jahve fatto fare dall'efraimita Micha per il suo culto privato (illegittimo), poi venuto in possesso dei Daniti e venerato in seguito in Dan-Lajis (Giud. 17 e 18): esso è, secondo il Talmud, tutt'uno con l'idolo di Manasse, e aveva infatti quattro facce;
- d) anche la "immagine di gelosia" nel Tempio di Gerusalemme secondo Ezech. 8. 3, 5 è identificata nella tradizione giudaica e cristiana con l'idolo di Manasse, ed ha perciò quattro facce.




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